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l bello del reportage è l’inconfutabile verità che ritrae, niente artefici. La
natura umana da il meglio di se, manifestandosi in un ampio spettro di
emozioni e azioni, talvolta crudeli. Ma cosa accade quando il reportage di-
venta una maniera per raccontare qualcos’altro?
Lorenzo Camocardi ha un curriculum da fotografo e videomaker più lun-
go di uno strascico nuziale: fotografo ufficiale della Galleria Carla Sozzani,
ritrae personalità del calibro di Roman Polanski e Vasco Rossi, sperimen-
tando il fotogiornalismo dalla Grande Mela alle catacombe di Parigi. Il suo
personale modo di fare reportage lo ha portato alla sua ultima impresa: il
“matrimonio senza posa”, dove il fotografo si mimetizza fra gli invitati e schi-
vando chicchi di riso come fossero pallottole diventa quasi invisibile.
Come ti comporti quando entri in azione?
Fino a poco tempo fa mi camuffavo da invitato: giacca e cravatta, solo due
macchine e quasi niente flash. Restavo in di-
sparte a osservare e scattare. In questo modo
agli invitati parevo più un amico piuttosto che il
fotografo ufficiale. Ciò mi permetteva di ritrarre
anche chi alla sola vista del fotografo sarebbe
scappato a gambe levate.
Qual è la motivazione dietro
alla scelta dei matrimoni sen-
za posa?
Non ho mai usato la posa nelle fotografie di ma-
trimoni: per me è sempre stato un avvenimento
da foto reportage. Tutto è più semplice e naturale,
sia per me che per i protagonisti dei miei scatti
che, non sentendosi sotto pressione, vengono