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Siete tre soci, ma siete presenti in tutta
Italia, come fate? Quanti collaboratori avete?
Siamo tre soci, io, Vincenzo e Daniele. Vincenzo si occupa dello studio di
Milano, Daniele di quello di Napoli, mentre io gestisco l’intero progetto Mor-
lotti Studio. Ogni studio ha un proprio fotografo o team di fotografi a cui gli
sposi possono fare riferimento. Tutti i fotografi Morlotti Studio hanno deciso
di aderire a questo progetto in modo esclusivo, formandosi accanto a me
per molto tempo e sposando in pieno il linguaggio fotografico e la continua
ricerca della qualità che contraddistingueMorlotti Studio. Oggi la nostra “fa-
mily” è composta da undici fotografi.
Sul vostro sito è presente un codice etico,
quanto è stato importante per i vostri clienti
che sia stato esplicitato?
Non so, non credo che i clienti in generale lo leggano, ma è importante per
noi chiarire che lo seguiamo. Il rapporto col cliente è sempre contraddistin-
to da estrema chiarezza, trasparenza e professionalità, dal primo incontro
alla consegna del lavoro ultimato.Noi fotografi abbiamo un compito mol-
to importante: il nostro cliente ci affida il ricordo del giorno più importante
della propria vita e questo per me è una grande responsabilità ma anche
una splendida gratificazione. Per questo durante
tutta la fase precedente al servizio fotografico il
cliente merita la massima attenzione e disponi-
bilità, e durante il servizio fotografico la soglia di
attenzione a ciò che accade deve essere sempre
molto alta. È necessario da un lato essere sem-
pre attenti a ciò che accade per poter cogliere i
momenti più emozionanti, gioiosi, divertenti e
dall’altro avere un atteggiamento discreto e ri-
spettoso della situazione, visto che i protagonisti
del matrimonio sono gli sposi, non il fotografo.
Ovviamente è necessario avere la giusta sensi-
bilità per capire che qualcosa di interessante sta
per accadere, in parte è innata e in parte si acqui-
sisce con l’esperienza.
Come descrivereste il vostro
stile fotografico?
Direi reportage, anche se sono abbastanza aller-
gico alle categorizzazioni. Quello che importa è