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Era capace di smonta-
re una casa: spostava
divani, mobili e suppel-
lettili per mostrare agli
sposi un angolo inusua-
le della loro casa, che
neppure immaginava-
no di avere. Per strada
quando fotografava lui
sembrava ci fosse una
troupe cinematografi-
ca; Oreste era solito fer-
mare il traffico per tra-
sformare la città in un
set; talvolta coinvolgeva
i passanti inserendoli
nella scenografia. Il suo
punto di vista cadeva
sempre dall’alto, tanto
che in più di un’occasio-
ne usava portarsi dietro
una scala di metallo per
porsi in una posizione
sopraelevata.
Il suo stile appassio-
nò e coinvolse anche il
pubblico televisivo. Alla
sua prima apparizione
sul piccolo schermo
Mike Bongiorno esordì
dicendo: “A Napoli per
il matrimonio può an-
che mancare il prete,
ma non Oreste Pipolo”,
poi fu la volta di Pippo
Baudo che lo presentò
a Domenica In come il
re dei matrimonialisti,
e ancora Bruno Vespa
che ricordando l’exploit
del pibe de oro lo ha
definito “il Maradona
della fotografia di cerimonia”. Insomma, po-
chi altri hanno lasciato un segno così tangibile
nell’universo della fotografia di matrimonio. Ore-
ste Pipolo era talmente ben considerato dai suoi
clienti che qualcuno lo ha richiesto per documen-
tare anche il viaggio di nozze, come quella volta,
agli inizi degli anni Novanta, che partì alla volta
di New York, accompagnato dalla figlia Miriam in
qualità di interprete, da un collaboratore e da un
videoperatore. Da fantasista qual’era anticipò le
riprese che oggi si fanno con i droni, quando alla
fine degli anni Ottanta a Capri scattava e ripren-
deva le panoramiche con l’elicottero.
Era un fotografo della prima ora Oreste, profon-
damente legato al reportage matrimoniale.
Lo speciale matrimonio, che dal 1990 accom-
pagna i focus a tema di Fotonotiziario, nacque
proprio dall’incontro con il maestro napoletano.
All’epoca bastò una chiacchierata amichevole
con Ernesto Lombardo per sviscerare quello che
è diventato un elemento guida del mercato foto-
grafico in Italia.
Il Regno delle due Sicilie abbracciò tutto il Me-
ridione delineando una netta demarcazione tra i
matrimonialisti e i pubblicitari che in quegli anni
fortificavano le fila del Settentrione. Puglia, Sicilia
e Campania rappresentano ancora oggi, grazie
alle tradizioni e ai valori affettivi del cerimoniale
più atteso dalle giovani coppie, il perno principale
su cui si basa la fotografia commerciale, favorito
dalla proliferazione di album e fotolibri in tutte le
declinazioni.
In quel periodo, a partire dalla fine degli anni Set-
tanta, la fotografia di matrimonio si aprì alle clas-
si sociali meno altolocate.
Il popolino cominciò a vivere da protagonista un
momento reso memorabile per sempre dagli
scatti fotografici di Pipolo. Fu lui infatti a traspor-
tare lamagica sensazione del lusso, dell’ostenta-
zione, della bellezza oltre ogni ragionevole dubbio
sulla carta fotografica, nell’album, oggetto di cul-
to delle riunioni di famiglia sul divano dei salotti
non solo partenopei.
Ha accolto con poco entusiasmo il passaggio al
digitale, come ci racconta sua figlia Miriam, che
insieme alla sorella Ivana e al fidato Fabio conti-
nua la gestione dello studio paterno. Oreste non
ha mai voluto toccare un computer, non amava
la postproduzione; quando era necessario aggiu-
stare qualche dettaglio cromatico si sedeva ac-
canto all’operatore e dava le indicazioni a modo
suo, senza adottare canoni standardizzati.
“Mio padre ci tenevamolto all’inquadratura.” – ri-
corda Miriam– “Diceva che il taglio bisogna darlo
nel momento in cui si scatta, facendo attenzio-
ne alla posizione del soggetto. La lettura avviene
dall’alto verso il basso, da sinistra verso destra,
bisogna ricordarlo sempre mentre si inquadra.
Era un tradizionalista. Quando l’elettronica ha
avuto il sopravvento lui scattava in digitale, ma
pensava in analogico”.
Fu uno dei primi a chiedere esplicitamente l’al-
bum con i fogli neri per dare risalto alla foto-
grafia; negli anni ’80 era considerata una scelta
avanguardista, mentre oggi lo fanno tutti.
Ultimamente aveva scelto un altro percorso ar-
tistico, dedicandosi alle foto di bambini in studio,
ma la sua genesi resta legata al matrimonio an-
che per l’incredibile archivio rimasto nello studio,
un excursus storico che potrebbe raccontare per
immagini i cambiamenti che hanno caratterizza-
to la cerimonia nuziale in Italia.
ALBERTO CZAJKOWSKI
manager e punto di riferimento dei fotografi
“Oreste aveva una sempre giovane ed energica curiosi-
tà artistica. Coglieva l’intimità delle persone e degli og-
getti. Con ‘materiali poveri’ come li chiamava lui, trovati
sul posto, riusciva ad allestire un set fotografico per far
emergere chiunque fosse il suo soggetto. Ci lascia un
patrimonio unico. Il suo personale e privilegiato punto
di vista di chi poteva entrare nella casa, nella famiglia,
nella vita di intere generazioni e documentare mezzo
secolo di cambiamenti repentini della nostra società,
quella napoletana in particolare, tra vicoli e piazze che
erano il suo palcoscenico”.
Oreste Pipolo visto
da Ferdinando
Scianna, durante
uno dei suoi set
casalinghi in cui
era solito "smontare"
l'appartamento
degli sposi