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di Luca Pianigiani
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Socializzare = perdere tempo?
opo avere accennato all’argomento “sito” (ma torneremo a par-
larne presto con altri dettagli e consigli), a rontiamo una tema-
tica parallela e molto importante, anche perché molto discussa
e portatrice sana di molti errori e di perdite di tempo. Parliamo
dei social network, tutto quell’intreccio che pretende di coinvol-
gere le persone attorno a noi, e invece crea l’opposto: noi che
perdiamo tempo attorno a persone sostanzialmente inutili.
Qualcuno di voi, magari la maggior parte, reputa - e non sbaglia in assoluto - che
queste attività, che portano per esempio il nome di Facebook e Twitter per parla-
re dei due più popolari, sia una perdita di
tempo, e specialmente qualcosa che non
solo è attinente a quello che è un’attività
professionale seria, ma che non può porta-
re a nessun vantaggio pratico, ancor meno
economico. Altri, invece, presi dall’entusia-
smo, si buttano in questa avventura con
la speranza di replicare casi di successo,
quindi dedicano ore ed ore al giorno a
questa attività distogliendo l’attenzione
dal “mondo vero”. Insomma, il rischio è
duplice, la certezza quasi assoluta è di
compiere degli errori che fanno perdere
o tempo, oppure occasioni. Per fortuna -
ormai dovreste averlo imparato - ci siamo
noi che vi aiutiamo a districarvi in questo
mondo digitale che ha un grande ulte-
riore difetto: quello che è così discusso e
chiacchierato che tutti alla ne pensano di
capirlo a fondo, un po’ come il calcio dove
tutti si sentono allenatori. Al contrario
dello sport più amato in Italia, decidere se
quel giocatore andrebbe più o meno so-
stituito, decidere di passare da uno sche-
ma all’altro (non capisco niente di calcio,
quindi evito di fare discorsi approfonditi)
alla ne non crea alcun problema se non
tante chiacchiere al bar con gli amici, de-
cidere le strategie digitali sul sentito dire
rischiano di essere pericolose.
Guardiamoci attorno: il mondo è invaso di cartelli che indicano dei riferimenti a
Facebook: “Seguiteci su Facebook”, “Vogliamo il vostro Like”, ma sapete cosa si ot-
tiene, in questo modo? che aggiungete tra co a Facebook e vi perdete in un caos
inutile. Non serve “essere su Facebook”, così come non serve creare un numero di
utenti disordinato e senza una logica aggregativa davvero utile. Non è la massa che
vi serve, ma la qualità dei contatti… e questo non si ottiene pescando nel mucchio.
La prima cosa da imparare, da tatuarvi addosso, da imprimervi nella mente è:
il meccanismo non è “portare persone verso Facebook” (anche se “Facebook” lo
intendete come “la vostra pagina su Facebook”), ma fare in modo che “Facebook”
porti persone verso di voi. Dovete fare in modo che siano i social network a lavo-
rare per voi, e non il contrario.
Ok, questa frase vi è piaciuta, quasi quasi ve l’annotate per fare bella gura con
gli amici. Ma cosa signi ca? (molti “esperti” si accontentano di pronunciare frasi
- spesso copiate o tradotte male - per dimostrare quanto sono “in gamba”). Signi-
ca che dovete pensare a come essere interessanti, nei confronti di un pubblico
che non conoscete, ma che potete iniziare a ltrare. Pensate di andare a cena
con dei nuovi amici. Cosa fate? Passate la
sera a dire quanto siete bravi, in gamba,
economici, ben posizionati in centro cit-
tà? Se farete così, diventerete la persona
più noiosa, insulsa e specialmente sgra-
devole che esiste al mondo, e la vostra
socializzazione sarà pari allo zero. Pensate
invece, durante la stessa cena, di parlare
di argomenti interessanti, divertenti, ap-
passionanti, ma che parlano di voi bam-
bini che giocavate a palla nel cortile della
scuola. Tutti rideranno, e si ricorderanno
di voi come un simpatico bambino (cre-
sciuto) che si sbucciava le ginocchia gio-
cando a palla: vi servirà, per il futuro? No,
probabilmente non servirà a nulla.
Questi due esempi mostrano come di
solito ci muoviamo sui social network:
siamo egocentrici, e parliamo di quello
che interessa a noi, come se facessimo
una pubblicità, oppure siamo gigioni,
simpatici e divertenti, ma parliamo di
cose che potranno attrarre solo le per-
sone che hanno tempo da perdere, e
che non saranno attinenti alla nostra
professione (figuriamoci poter ipotizza-
re di farne dei soldi?).
Esiste una terza strada: quella di creare
invece vero interesse, vero coinvolgi-
mento, aggregare persone che sono in-
teressate a quello che è il nostro modo professionale, dando loro non “pubblici-
tà di noi stessi” (non serve, ve lo possiamo giurare), ma qualcosa che può fargli
capire che avete molto da dare e da trasmettere. Cosa?… bene, lo vediamo la
prossima settimana, voi intanto meditate su tutto questo, e specialmente ini-
ziate a smettere di fare danni su Facebook… ve ne pentirete presto!
Luca Pianigiani è giornalista e consulente. Si occupa di marketing per fotografi. Se
siete interessati, potete contattarlo a:
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