Foto-Notiziario Dicembre 2013 - page 103

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“Ci sono sempre cose nuove da scopri-
re. Ogni volta che ci poniamo dinanzi ad
esse, le grandi opere appaiono diverse.
Sembrano inesauribili ed imprevedibili,
come veri e propri esseri umani. Forma-
no un emozionante mondo a sé, con le
sue strane leggi e con i suoi eventi”.
(Ernst H. Gombrich)
Cosa vediamo? Realtà o illusione?
I nostri occhi osservano, il nostro cervel-
lo elabora; sembra facile, ma non è co-
munque tutto ovvio come si può credere.
Di tale fenomeno, si occupa la percezione
visiva, scienza che studia l’organizzazione
dello spazio percettivo. A volte la realtà
fisica può non coincidere con la realtà
fenomenica. Quando ci sono tali discre-
panze, si è soliti dire che i nostri sensi
ci ingannano e che siamo in presenza di
un’illusione. È capitato a tutti di vedere
elementi che non sono tali, per forma,
per colore, per movimento, per presenza
o assenza. Non è solo immaginazione, a
volte “vediamo” ciò che realmente non c’è
e a volte non vediamo ciò che invece c’è!
Lo scopo di questo testo è quello di os-
servare come alcuni artisti usino le pos-
sibilità percettive per la realizzazione
delle loro opere.
La
fig. 1a
mostra elementi e segni geo-
metrici giustapposti fra loro. Se si chie-
de a uno o più osservatori di descrivere
cosa vedono, nessuno di loro dirà di ve-
dere quattro rettangoli grigi ai lati di un
quadrato bianco e due figure poligonali
sopra e sotto un rettangolo; essi, concor-
demente, dichiareranno di vedere forme
chiuse e sovrapposte: una croce sotto
un quadrato e due poligoni con spigoli
convergenti sotto un rettangolo (
fig. 1b
).
Nell’atto percettivo dice Kaniza “abbiamo
fenomeni di totalizzazione, di completa-
mento, di integrazione, di riempimento
di lacune, possiamo cioè assistere alla
«presentificazione dell’assente». [ ] Il fat-
to più primitivo ed universale [ ] è la seg-
mentazione del campo in figura e sfondo.
Ora, tale articolazione figura-sfondo im-
forma” soltanto quando l’osservatore
la guarda da una particolare posizione.
Si guardi, in questo caso, Julian Beever,
street artist inglese. Beever disegna vi-
sioni prospettiche anamorfiche con i ges-
setti sul pavimento sia esso marciapiede,
asfalto, piastrelle, riproducendo scenari
fantasiosi e spettacolari. La padronanza
di tale tecnica, gli permette di realizzare
immagini piane disegnate sul pavimento
che da un preciso punto di vista appaiono
ricollocarsi verso l’alto con un sorpren-
dente effetto tridimensionale. Ma atten-
zione basta spostarsi di lato per scoprire
l’inganno… e perdere la visione. La sua è
un arte effimera, pronta a sparire dopo un
acquazzone o lavata via dalle pubbliche
amministrazioni. Unico modo per render-
la stabile è fotografare l’opera dall’unico
punto di osservazione. Questi sono solo
due fra i tanti artisti che utilizzano dise-
gno e fotografia insieme, con creatività
e abile manualità. I loro lavori percettivi,
incuriosiscono e permettono emozionanti
voli di fantasia. L’illusione diventa ARTE.
Daniela Sidari
plica sempre un completamento [ ] dello
sfondo, che esiste, continua, passa die-
tro la figura. Ma c’è di più: non solo ogni
oggetto fenomenico vissuto come figura
giace su uno sfondo [ ] presente dietro
ad esso, ma possiede fenomenicamen-
te un suo proprio dietro. Questa parte
posteriore non è visibile ma è ben pre-
sente fenomenicamente”.
1
Dunque ogni
volta che si verifica un’organizzazione di
elementi in figura e sfondo, losservato-
re è stimolato a colmare le mancanze di
informazione completandole percettiva-
mente. Si propone a tal proposito il lavoro
“Pencil vs. Camera” di Ben Heine, visual
artist belga. Heine realizza i suoi disegni
in estemporanea; eseguiti su sempli-
ci pezzi di carta, essi si pongono come
completamento di ciò che è traguardato
sullo sfondo, ma Heine non disegna solo
ciò che vede realmente, aggiunge visioni
personali, immaginate, giocose ed a vol-
te surreali. Successivamente fotografa la
sua mano che tiene il disegno nel conte-
sto reale, incolonnato prospetticamente
rispetto alla visione scelta. Così l’autore
trasforma la realtà integrandola con i
suoi elementi. “Vedo «Pencil vs. Came-
ra» come una porta senza tempo in un
universo parallelo, un mondo di fantasia,
di sogno, di sentimento. In questa serie,
nulla è impossibile, gli unici limiti sono la
mia immaginazione”. (Ben Heine).
La
fig. 2
mostra invece lo schema di una
anamorfòsi
2
piana. Come è possibile ve-
dere, la figura geometrica (triangolo),
posta verticalmente, ha sia una corri-
spondente immagine come triangolo
realmente verticale che un lunghissimo
triangolo posto sul piano orizzontale.
Quest’immagine risulta fortemente di-
storta ma si ricostruisce nella sua “vera
1 G. Kanizsa, Grammatica del vedere, Il Mulino
1980, pagg. 89 - 90.
2 Il termine anamorfòsi viene dal greco ana =
indietro e morphé = forma e quindi il suo si-
gnificato letterale è “ricostruzione della forma”
(Zanichelli – Sammarone).
PERCEZIONEVISIVA:QUANDO L’ILLUSIONE DIVENTAARTE
FOTOGRAFIA DI ARCHITETTURA E DESIGN
Fig. 1 - Completamento percettivo.
Fig. 2 - Schema Anamorfòsi.
1...,93,94,95,96,97,98,99,100,101,102 104,105,106
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