Foto-Notiziario Dicembre 2014 - page 26

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L’INCONTRO
P
erché si deve sapere. Perché bisogna
trasformare l’informazione in conoscenza
e la conoscenza in coscienza, come diceva
Elie Weisel... Politico ebreo di rango. Credo
sia questa la ragione per cui si va a vedere e
si cerca di raccontare gli inferni della terra.
Guerre, epidemie, malattie. E si resiste. I
nervi tengono, il sangue continua a scorrere e
il respiro a fare il suo dovere. Me lo conferma
Riccardo Venturi, fotogiornalista che da più
di vent’anni ha fatto questa scelta. “Sono 25
anni che mi occupo di storie sociali. Perché
la vera rivoluzione è quella culturale. E la
fotografia è una forma espressiva molto
democratica”, dichiara senza aver paura di
sembrare demodè, mentre è in partenza per
Haiti, dova sta portando avanti un racconto
di quel Paese da cinque anni. “L’emozione è
tanta e non vedo l’ora di tornare a Port-au-
Prince, ritrovare le persone che ho conosciuto
nel corso degli ultimi anni e tornare a
documentare le reali condizioni dell’isola.
Sono due anni che non so cosa sia successo”.
E per lui due anni sono tanti. “Perché io
lavoro così”, spiega Venturi che si è tuffato
nelle guerre di mezzo mondo e ha iniziato
con un’inchiesta sulla prostituzione giovanile
in Thailandia. ”Il mio proposito è di andare
oltre la notizia, la cronaca, degli avvenimenti
quando accadono, che spesso stabilisce una
astrusa geografia temporale. Fa percepire
che un paese esista soltanto quando se ne
parla sui giornali. Mentre per capire perché
accade una tragedia bisogna entrare nella
storia di un Paese. Da quella antica a quella
recente. Per questo io cerco di dare un quadro
completo. Il mio obiettivo è portare l’uomo
medio, che molto spesso non ha tempo di
vedere e capire, dentro una storia che ha un
senso. E non solo dandogli un assaggio che
spesso lo lascia in sospeso”. Non a caso in
Afghanistan è stato per tre anni e altrettanti
Libia
Libia
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