Foto-Notiziario Dicembre 2014 - page 66

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UN PASSO NELLA STORIA
all’uomo che la abita. Nelle sue foto c’è quasi
inevitabilmente la presenza umana, metro
di paragone con la natura che la circonda.
Sguardo in avanti, dritto verso una meta, poi
un’altra e un’altra ancora. Non può essere
sete di gloria, semplicemente una costante
ricerca. Walter Bonatti è un minuscolo
puntino in un quadro impressionista che
dipinge il globo, ne prende consapevolezza
lasciandosi conquistare da questi immensi
luoghi, conquistandoli a sua volta.
Comunione. Di tanto in tanto si ferma, si
siede e osserva ciò che molti chiamerebbero
solitudine, con lo sguardo dell’unico
superstite di una silenziosa apocalisse.
Solo lui e la sua Ferrania Condoretta, fedele
macchina fotografica che porta con se nella
scalata al K2, episodio critico nella carriera
dell’alpinista.
Chissà se Bonatti, in una delle sue molte
imprese, ha mai pensato “io resto qui,
questo è il posto al quale appartengo”. Forse
avrebbe risposto “impossibile, io appartengo
al mondo”, continuando a camminare.
Chissà. Certo è che trascorsi tre anni
dalla sua morte, il suo spirito di scoperta
sopravvive ancora e come un’inesauribile eco
si riflette di luogo in luogo.
Sopra, Michaelmas
Cay, Grande barriera
corallina, Australia
Centrale, 1969.
A fianco, Ayers Rock,
Centro Australia,
luglio 1969.
A desta, villaggi e
popolazioni Toradja
(centro isola
Sulawesi), Indonesia.
Dicembre 1974.
Nella pagina a fianco,
Isola di Pasqua, Cile.
Novembre 1969.
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