Speciale Photowedding - page 4

tensione che provo prima di iniziare ogni servi-
zio, poi entra in gioco l’adrenalina e tutto passa
in un istante.
Perché la scelta di diventare
un Wedding Photographer?
Non ho scelto i matrimoni in principio ma la
fotografia in generale e tuttavia mi resi presto
conto che i matrimoni erano l’unico modo di
poter vivere con questo lavoro. Tuttavia col pas-
sare del tempo ho trovato una grande soddi-
sfazione in questo campo, potendo realizzare le
immagini che volevo, che si trattasse di ritratto
still life o reportage.
Un fotografo di matrimoni deve essere perpa-
rato su ogni genere e tipologia di fotografia per
poter realizzare un buon lavoro.
Non è semplice, è una sfida!
Ma amo tutto di questo mestiere: le ansie e le
soddisfazioni che questa professione fatta di
scelte, rinunce riesce a darmi.
Quali sono stati i maestri
che hanno influenzato il tuo
modo di fotografare e vedere
la fotografia?
A questa domanda potrei rispondere in maniera
talmente prolissa da annoiare tutti i lettori, ma
cercherò di sintetizzare.
Parlando inanzitutto di pittura, madre di tutta la
fotografia, ho iniziato con lo studio delle opere di
Piero della Francesca per la prospettiva e Ca-
ravaggio per le luci, quest’ultimo credo sia stato
il primo fotografo della storia, nelle sue opere
rivedo i giochi di luce e ombra che mi hanno fat-
to amare questo mestiere. Si arriva poi al mio
ultimo mito, Keith Haring di una comunicazio-
ne semplice immediata ed emotiva del mes-
saggio. Nella fotografia il campo è ancora più
vasto dato che mi piace osservare e fotografare
davvero di tutto. Gli autori per me più impor-
tanti tuttavia sono: Newton, Gastel, Thoimbert
e Toscani, tutti fotografi di moda che però amo
definire di reportage, perché a loro modo docu-
mentano costumi che tra qualche tempo non
esisteranno più.
Come riesci a conciliare il
tuo stile con le richieste
particolari alle quali ti
sottopone il tuo lavoro?
Il mio stile è difficilmente difendibile. Mi consi-
dero un po’ un camaleonte delle situazioni, pri-
ma di realizzare un reportage o racconto, come
david bastianoni
amo definirlo, mi soffermo molto sul capire
la mia committenza, e le necessità del com-
mittente. Credo che come avviene nel mondo
dell’arte, la commitenza e più in là il mecena-
tismo non abbiano mai arrecato danno all’es-
senza dell’opera.
Per questo le immagini che realizzo sono diver-
se in base al cliente, in base a chi ho di fronte
e cosa veramente vuole. Per esempio scattare
un matrimonio giapponese in Francia con 10
invitati, per me è molto diverso da scattare un
matrimonio ebraico con 300 persone.
Non ci sono denominatori comuni ma la voglia
di rfare buone fotografie ogni giorno è il collante
del mio lavoro.
Qual è il tuo approccio
fotografico al matrimonio,
posa o non?
Il mio approccio si adegua al momento, a quel-
lo che ritengo giusto per la storia che andiamo
a raccontare, posso passare dall’essere molto
discreto a cercare di avere quel feeling che ren-
de la fotografia in posa “vera”, instaurando un
rapporto di fiducia con gli sposi.
Qual è l’importanza di un
fotografo di matrimoni e cosa
è importante tenere presente
quando si fotografa un evento
di una tale rilevanza nella
vita personale di qualcuno?
Bellissima domanda, credo che per capire dav-
vero l’importanza di quello che facciamo dob-
biamo fare un passo avanti, mi spiego.
Per molte coppie e famiglie questo sarà l’uni-
co giorno in cui avranno un fotografo profes-
sionista a raccontare le loro storie, con tutte
le sfaccettature del caso: rughe, pianti e “wow
com’eri bella mamma”.
Il nostro lavoro è come un investimento a lungo
termine, acquista importanza e valore nel tem-
po. A qualche anno da quel magico giorno i figli
delle coppie rivedranno le foto e potranno im-
maginarsi un giorno straordinario, da questo ne
consegue l’importanza del nostro lavoro.
Quindi per sintetizzare, quanto valore possiamo
dare a uno dei ricordi più belli della nostra vita?
In cosa consiste e
come funziona la tua
collaborazione con il
Graphistudio?
Graphistudio per me è la chiusura del cerchio,
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