PhotoFood - page 3

EDITORIALE
“Tutto quello che vedete lo devo agli spaghetti”, così diceva Sophia Loren
parlando del suo fisico da pin-up.
Gli spaghetti come eccellenza cinematografica, da Totò a Sordi, da Tognazzi a Fabrizi, passando per Fellini,
sono il manifesto dell’Italia nel mondo. E quindi ci si accorge che il cibo è cultura dei popoli, del nostro
popolo soprattutto, che è il più ricco al mondo di cultura e - guarda caso - di cibo. Parbleu!
Senza aver paura di proporre il festival della banalità, con il cibo ci si nutre,
si sta in piedi dalla mattina alla sera: il cibo è vita.
Ma come coabitano vita e cultura in un piatto di spaghetti? Convivono perché ci sono ancora persone
che amano le coltivazioni, la natura e gli animali e dall’altra parte sappiamo che cucinare è un po’ come
prendersi cura del nostro ospite a tavola, offrendogli cibi buoni per il palato, che fanno bene allo stomaco e
rallegrano l’occhio. Ecco che arriviamo noi: PhotoFood vuole regalare agli occhi cibi buoni e sani,
nella loro cornice umana e culturale.
Una cosa semplice e profonda nello stesso tempo. Raccontiamo pezzi di vita perché sappiamo che dietro
ogni ingrediente ci sono idee, progetti, ideali, sogni in chi li coltiva e li produce e li cucina.
Ci sono uomini che proteggono la frontiera del gusto.
E non lo facciamo solo da giornalisti, ma con noi lavora un team straordinario che porta da qualche anno
la cultura italiana del cibo nel mondo: sono quelli di “AlBacio”
), che si occupano non
solo di esportare cibi nel mondo, ma di installare anche i sistemi per produrli, ed i luoghi per venderlo
e consumarlo a qualsiasi latitudine: un cortocircuito che garantisce tutta la filiera del buon vivere dal
viticultore all’appassionato che si trova in tutti gli angoli della terra. Ma non sono soltanto cose per pochi,
perché la cultura e la vita sono di tutti. E i nostri compagni di viaggio sono le Università italiane,
quelle che presidiano la sicurezza alimentare e la coerente capacità di nutrizione.
E così in questo primo numero con cui onoriamo l’
Expo
milanese, vi facciamo apprezzare il pensiero di
Lia
Cortesi
, una dei 300 cuochi dell’Alleanza tra i cuochi e i Presìdi Slow Food: “Se mangiare è un atto agricolo
- come ha scritto il poeta contadino Wendell Berry - cucinare può essere rivoluzionario”. E i cuochi possono
essere i protagonisti di questa pacifica rivoluzione. Interpreti delle materie prime, capaci di valorizzare
saperi e territori, possono diventare i principali alleati dei piccoli contadini, dei pastori, dei pescatori.
Possono fare qualcosa ogni giorno per riconciliare l’agricoltura con la terra, l’aria e l’acqua.
Ma lo facciamo portando tutta l’enorme esperienza di 60 anni di Foto-Notiziario: dare spazio al cibo con
la fotografia e le immagini in generale. I due articoli che aprono il nostro magazine spiegano per esempio
come il grande cuoco
Sadler
fa fotografare i suoi piatti. E come un
Renato Marcialis
sa proporre da decenni
un grande sguardo dietro l’obiettivo: immortalare i cibi che ama.
E per finire se possiamo darvi un consiglio di cuore, quando vi arriva
a tavola un piatto di spaghetti al dente non perdete cinque minuti a
fotografarlo, lasciatelo fare a noi di PhotoFood
e godetevi il grano duro bello e fumante: diventerete come la Loren.
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