perfettamente idonei, insieme ad altri modi di
rappresentazione, per raccontate il nostro pa-
esaggio, la nostra realtà fisica, se colti con la
giusta misura e il giusto equilibrio”.
A questo proposito cosa avrebbe voluto fotogra-
fare ancora?: «I porti. Tutte le città del mondo
sono ormai fotografate e allora vorrei ricomin-
ciare dai porti. Sono i luoghi in cui la natura e
l’architettura si integrano e si contrastano: ci
sono le mie strutture industriali, ma non su uno
sfondo piatto, ma sul mare e sul cielo. Questa
è la perfezione». Ha dichiarato in una recente
intervista. Ci siamo persi anche questo capola-
voro. Oltre a una persona di grande valore.
ta di questo sguardo. ma c’è bisogno di tempo,
la foto d’eccellenza è contemplativa». Era però
sempre un architetto e così ogni lavoro era pre-
ceduto da una ricognizione topografica e del
territorio. “Sono fortemente condizionato da
un’esigenza di progettualità, cioè mi è difficile
pensare di scattare delle foto che non facciano
parte di un progetto precostituito e organizzato,
pur sapendo che ciò rappresenta a volte una li-
mitazione alla creatività”.
Un altro suo pensiero sul suo lavoro e il ruolo
di un certo modo di fare fotografia:“Penso che
la fotografia documentaria, e il suo linguaggio
minuziosamente descrittivo, siano ancora oggi
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