Foto-Notiziario Maggio 2013 - page 89

57
logo stimolante perché le immagini abbia-
no un respiro irripetibile. Riscrivere le cose
cambiando il segno, la conoscenza abituale
dell’oggetto, dare alla fotografia una pulsazio-
ne emozionale tutta nuova.
Il linguaggio diventa traccia, necessità, spiri-
to dove la forma si sprigiona non dall’esterno,
ma dall’interno in un processo creativo.
Lo sfocato, il mosso, la grana, il bianco man-
giato, il nero chiuso sono come esplosione del
pensiero che dà durata all’immagine, perché
si spiritualizzi in armonia con la materia, con
la realtà, per documentare l’interiorità, il
dramma della vita.
Nelle mie foto vorrei che ci fosse una tensio-
ne tra luce e neri ripetuta fino a significare.
Prima di ogni scatto c’è uno scambio silen-
zioso tra oggetto e anima, c’è un accordo
perché la realtà non esca come da una fo-
tocopiatrice, ma venga bloccata in un tem-
po senza tempo per sviluppare all’infinito la
poesia dello sguardo che è per me forma e
segno dell’inconscio (...). Mario Giacomelli
LE SERIE
Innumerevoli ed affascinanti sono le serie
fotografiche alle quali Giacomelli lavora in-
stancabilmente nell’arco della sua vita. In-
dubbiamente, anche a suo dire, le immagini
di maggior impatto emotivo sono quelle che
raccontano l’amore indiscusso per la sua
terra.
“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, titolo ri-
preso da un’opera di Cesare Pavese, è una
di queste, scattata nel giro di un anno nell’o-
spizio di Senigallia, dove la madre lavorò per
anni come lavandaia. Qui, più che una mac-
china fotografica, sembra che Giacomelli im-
pugni un retino con il quale cattura emozioni
come fossero farfalle rare, donando ripetibi-
lità all’unicità dei momenti, il regalo più pre-
zioso della sua fotografia. Ma come afferma
“le cose più importanti sono quelle che non
sono riuscito a fotografare. Per esempio c’è
l’orario di ingresso, ed in tre anni una vec-
chietta quando entravano i parenti aspettava
il figlio, e guardava ognuno che entrava per
vedere se era lui e giustificava sempre il figlio
dicendo: poverino, magari chissà quanto ha
da lavorare; però in tre anni nessuno è mai
andato a farle visita, e questo non potevo fo-
tografarlo”.
Il suo lavoro più conosciuto è invece la serie
“Io non ho mani che mi accarezzino il volto”
scattata nel Seminario Vescovile della sua
amata Senigallia, che ha come protagonisti un
gruppo di giovani seminaristi o “pretini” come
MARIO GIACOMELLI
Nasce a Senigallia nel 1925, terra alla quale rima-
ne legato affettivamente per tutta la vita e dalla
quale estrae gli scatti più intensi della sua carriera.
Ancora ragazzino, dopo l’improvvisa morte del pa-
dre, comincia a dipingere e a comporre poesie ma
la necessità lo costringe a trovare lavoro presso
una tipografia.
Ecco nascere la passione per la stampa alla qua-
le segue, nel 1953, quella per la fotografia, iniziata
con l’acquisto della sua prima macchina fotografi-
ca. Lo stesso giorno scatta la sua prima fotogra-
fia dal titolo “L’approdo”, morbida immagine della
battigia lambita dalle onde.
Fortuna vuole che proprio in quell’anno a Seni-
gallia, l’avvocato e uomo di lettere Giuseppe Ca-
valli fonda il gruppo di fotografi “Misa” del quale
Giacomelli diventa una delle “giovani speranze”.
Riceve in questi anni apprezzamenti dal collega
Paolo Monti dal quale riceverà il suo primo premio
“al miglior complesso di opere” del Concorso di
Castelfranco Veneto. La sua carriera di fotografo
inizia a decollare.
Nel 1963, all’apice del successo, comincia la
grande stagione di mostre che porteranno le
sue immagini nei più grandi spazi espositivi del
mondo; dalla Photokina di Colonia, al MOMA e al
Metropolitan di New York fino alla Bibliothèque
Nationale di Parigi e al Victoria & Albert Museum
di Londra. Dopo una vita di instancabile lavoro
e grandi soddisfazioni, il 25 novembre del 2000,
all’età di 75 anni Mario Giacomelli si spegne nel-
la sua casa di Senigallia.
Mario Giacomelli -IO NON
HO MANI CHE MI ACCAREZZINO
IL VISO © courtesy
Archivio Mario Giacomelli
Senigallia-cm12,7x17,7
li definisce il foto-
grafo. Raccolta dai
contrasti accecanti,
che hanno genesi nel
cozzare dell’imma-
colato bianco della
neve con le nere tu-
niche dei soggetti. Il
processo di stampa
eseguito
manual-
mente amplifica e
sottolinea
l’effetto
grafico e il contra-
sto, mentre l’idea del
movimento è accen-
tuata dalla bassa ve-
locità di scatto utile a
creare immagini par-
zialmente sfocate.
Da non scordare è
inoltre “Scanno”, re-
alizzata a cavallo fra
il ’57 e il ’59, in questo
piccolo mondo anti-
co situato tra i monti
dell’Abruzzo. Prima
di lui, anche il celebre
fotografo Henri Car-
tier Bresson fu am-
maliato dalle atmo-
sfere fiabesche della
cittadina, che man-
tiene tuttoggi intatto
il suo antico fascino.
1...,79,80,81,82,83,84,85,86,87,88 90-91,92,93,94,95,96,97,98,99,100,...104
Powered by FlippingBook