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DAL WEB
Foto, video, audio, parole sono gli strumenti narrativi
utilizzati sulla rete dai fotografi per raccontare storie
fornendo al lettore non solo informazioni ma anche emozioni
La rete è il luogo del racconto e ci offre la possibilità di dialogare con
tutti gli strumenti narrativi disponibili: fotografia, video, audio e parole.
Tutto questo si può chiamare storytelling, una parola entrata da poco
nel quotidiano dei fotografi ma importante da approfondire per com-
prenderne appieno il significato e individuare le nuove possibilità lavo-
rative offerte dalla rete.
Per capire chi sono gli storyteller abbiamo incontrato Elena Torresani,
scrittrice e storyteller per l’agenzia “Brand-it-up”.
Elena, chi sono gli storyteller?
Lo storyteller è un narratore di storie, nel senso più ampio del termine:
c’è chi racconta storie con le parole, chi attraverso le immagini, i video,
i fumetti o altri strumenti narrativi. Lo scopo è quello di trasmettere a
chi ascolta, legge o guarda il senso e l’emozione profonda di qualco-
sa, anche in ambiti piuttosto complicati per le implicazioni che hanno,
come il giornalismo.
Perché è diverso da un normale giornalista?
Il giornalismo deve informare, far conoscere. Lo storyteller deve coin-
volgere, penetrare, legare il lettore, dandogli gli strumenti emotivi – e
non solo conoscitivi – per entrare a contatto con una storia nel modo
corretto. Lo storytelling vuole destare l’attenzione, attivarla e tenerla
vigile. Se un uomo è stato ammazzato, può ad esempio non bastare la
cronaca del fatto di sangue: raccontare chi era quell’uomo – raccon-
tarlo sul serio – è senz’altro uno strumento importante per non far
cadere quella morte nelle statistiche senza lasciare traccia, né ricordo,
né senso. È chiaro che poi qui entrano in gioco teorie diverse su quello
che il giornalismo deve essere.
È la rete che ha contribuito a cambiare la
professione?
La rete, certo, ma solo perché il marketing ha
capito il momento. È dimostrato che in rete
le persone hanno una soglia d’attenzione
bassissima: sono bombardati da informazio-
ni, immagini, notizie, input di ogni tipo in ogni
momento, e riservano a ogni link solo pochi
secondi del loro tempo.
Succedeva così anche con i 30 secondi di spot
della pubblicità tradizionale, che però inter-
rompeva una narrazione (un film, una tra-
smissione, un telegiornale) mentre oggi riven-
dica un palcoscenico narrativo tutto per sè.
La rete ha fatto in modo che la pubblicità e
l’informazione non potessero più essere uni-
direzionali: in rete le persone commentano,
interagiscono, domandano, pretendono verità,
vogliono una conversazione, chiedono atten-
di Monica Papagna
NUOVE PROFESSIONI: LO STORYTELLER
ELENA TORRESANI – CHI È
Scrittrice, docente di scrittura creativa, brand-
storyteller per l’agenzia Brand-it-up. Ha col-
laborato con GQ e per un anno ha raccontato
storie di donne per il progetto “Women will save
the world” per Maggie Jeans.