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signore super eleganti con in borsa vari pezzi
carne dalla costata al cuore: “Era per Vogue.
Questo ce lo hanno rifiutato. Era troppo. Ma noi
sceglievamo nei minimi dettagli gli oggetti che
aiutassero a intessere una narrazione che fosse
interessante”. Ecco qua ci risiamo alla storia:
che altro non è che un reportage. Il ritorno alle
origini: “Si mi sono inventata anche il reportage
di moda con una 35 mm: lei in aereo, in taxi, dal
parrucchiere…”. Nulla di normale neanche sul
fronte del “food” realizzato per Io donna: ci sono
uova alla coque che sembrano un quadro di
Morandi, e fagiolini che diventano un sole, e poi
un fiore di trevigiana o due mestoli che come
orologi a pendolo sono su una tappezzeria anni
‘70: “Mi sono approcciata senza esperienza. E
poi sono riuscita a fotografare con molta libertà
(è uscito un libro il libro Il Pranzo è servito! in
collaborazione con Sergio Colantuoni econ
le ricette della giornalista Maria Grazia
Borriello). Ma la sorpresa riguarda anche
alcuni dei lavori che fa per sè (che ha già
esposto in diverse mostre): I santini, tra
i quali c’è Mao seduto come un signore
in un club di golf (una preveggenza
della Cina di oggi?). Un ragazzino
che prega super tecnologico. (Altra
preveggenza?) Poi ci sono le zolle.
“Sono legate alla natura: sono
delle sorgenti di vita”. E poi
le piante di Filicudi. “Ci
andiamo da 30 anni: è
bellissimo, siamo in
mezzo alla natura e
mi si apre lo sguardo:
hai 360 gradi di spazio
davanti agli occhi”.
E così l’occhio rapisce
nuove immagini per
altre idee.
E altre storie.
L’INCONTRO
Maria Vittoria Backhaus
La zolla