22
ricerca del bello. Ho lavorato negli anni ‘70 con
Walter Albini, uno degli stilisti più rivoluzionari
allora. Che mi ha fatto conoscere l’ambiente e
fatto fare alcune campagne con lui. Usavo una
Swiss Sinar 4 x 5 e un American Deardorff 8 x
10”. In seguito è arrivato il periodo della grandi
Polaroid formato 20/25.”Comunque il segreto
è uno solo: avere in testa la tua foto. Quello è
importante”. E dice la sua sul fotoritoco: “Non
capisco questa polemica sulla post produzione
e il foto ritocco: le foto le abbiamo sempre
manipolate anche in camera oscura. Inoltre
lo considero un passaggio necessario con il
file digitale: è sempre pessimo, con i colori e i
contrasti da sistemare. Con la pellicola va fatto
molto lavoro prima della foto, con il digitale
molto lavoro dopo”. Ma alla base di tutto ci
sono le idee e la propria visione: “Per questo
non capisco quelli che parlano della luce
partcolare....La luce è quella del luogo che tu
racconti. Per me è sempre stato così. Io parto
dalla mia idea fotografica. E la compongo. Per
ogni foto io disegno tutto. E se devo lavorare
sul set chiedo di costruire le scene. Quando ho
lavorato a Io donna con Sergio Colantuoni, lo
stylist con me a Io donna ci divertivamo anche
nella scelta degli oggetti che componessero
sempre dei set unici”. Facevano scelte fuori
dalle righe: “C’è un servizio di moda che io amo
molto con protagoniste la mamma ricca con il
figlio stile Harvard e la mamma povera con il
figlio punk. Un altro è tra i suoi preferiti: ci sono
L’INCONTRO
Maria Vittoria Backhaus
La strega
di Biancaneve
(Io donna)