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senso alle cose si fanno.
“Sei un fotografo 2.0. Ma il passaggio al
digitale come lo hai vissuto? “C’è stato. È
stato come il passaggio dal vinile al cd. E con
gli stessi difetti. La pellicola è più sporca, gli
sfuocati sono diversi, il digitale è più piatto,
bidimensionale. E comunque oggi il digitale
ha contribuito a rendere la fotografia più
omologata”. La salvezza? “Ognuno scelga
il proprio percorso, e io posso solo partire
dal mio. Come traccia ho scelto il mio
blog, che è per me un luogo di riflessione
trasversale sulla fotografia. Che prescinde
dall’appartenenza di genere. Se possiedi uno
sguardo puoi andare dove ti pare. La mia idea
di linguaggio sta avendo una voce, persone
che riconoscono che parla, non appena
sentono quella voce. Così, quando la gente
riconosce le mie foto prima di leggere il mio
nome nella didascalia, mi rendo conto che ho
nella mia lingua, la mia voce”.
Un liguaggio che ha mostrato anche con
l’iphone. Per Interni (con cui lavora da molti
anni) ha fatto un reportage durante l’ultimo
Salone del mobile.
“Con l’iPhone alla mano ho scorrazzato per
il Fuorisalone. Sì è stato molto interessante.
Sono molto contento che mi abbiano
permesso di sperimentare ancora”.
Dettagli e marginalità come sempre a far
risaltare il tutto.
Capitolo Vasco Rossi: le foto di Efrem
Raimondi dal 1985 al 2012 seguono quelle
di Toni Thorimbert dagli inizi al 1985. E sono
raccolte nel libro Tabula rasa, un racconto
lungo 27 anni. “È stata un’idea di Toni, che
lo aveva immortalato dagli esordi. E io sono
stato subito d’accordo nel mettere insieme
i nostri lavori”. Non sarà facile lavorare con
lui... Oggi sì. E veramente sempre circondato
dai fan. Io riesco a lavorare molto bene a Los
Angeles dove lui va sempre a registrare”.
Certo che per uno che ha inizato con Joe
Strummer. Non c’è problema.
L’INCONTRO
Il ritratto di
Joe Strummer,
celebre cantante
e chitarrista
ritmico dei
Clash, la mitica
band punk rock
inglese degli
anni Settanta