Foto-Notiziario Settembre 2014 - page 28

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L’INCONTRO
una aveva portato all’altra. Dall’arte alla
fotografia senza potersi più potersi tirare
indietro: “Il mio stile? A me basta fotografare
e sono felice. Oggi mi sto cimentando con la
moda. Sono agli inizi, davvero. Ma lo trovo
un mondo affascinante e dove ci sono grandi
professionalità. E talenti. A partire da Giovanni
Gastel con cui sono in contatto per i lavoro
per l’Afip”. In realtà una traccia su cui creare
storie con le immagini c’è l’ha sempre avuta.
Si è delineata in modo più chiaro quando si è
trasferito a Milano. Ha iniziato a scattare per
familiarizzare con la città in cui si sentiva un
estraneo. “Ho deciso di fotografare i luoghi
che non sono soggetti frequenti, alcune
zone di periferia per esempio, è stato un
modo per ambientarmi in una città che non
mi apparteneva”. Luoghi non noti ma dove
c’erano stati e ci sono dei passaggi umani.
Dove la gente vive ma non se ne accorge.
E dove a pochi viene in mente di dargli una
dignità di soggetto fotografico. “Io cercavo la
bellezza nella banalità. Per questa ragione
anche nel recente lavoro che ho fatto sul
Parco Agricolo Sud ho illustrato zone di
confine tra la natura e dove le persone vivono.
Un po’ ai margini, ma che però raccontano
ancora storie di persone”. Perché a Giuseppe
la vita degli altri interessa molto. Anche per
gli altri sono mezzo di scambio e di confronto
che arricchisce e migliora. “Per questo il mio
lavoro con l’Afip mi coinvolge molto. Per me è
uno stimolo continuo. In più mi sono trovato
in contatto con alcuni dei miei modelli. Ma
credo molto nell’Afip di adesso, dove Giovanni
Gastel e tutti isoci, a partire dal direttivo,
cercano di aprire il dibattito sulla fotografia
coinvolgendo tutti. A un livello altissimo. Per
esempio le Lectio Magistralis ti riportano
i grandi a fattezze umane, perché anche il
loro modo di raccontarsi è semplice e ti fa
capire che ci vuole passione, forza, idee, ma
anche che insicurezze e incidenti di percorso
succedono a tutti. Sono degli esempi, che
hai lì a portata di mano”. E poi c’è il Sud,
quello della memoria e quello vissuto. Dal
quale nascono progetti. Il punto di partenza
è sempre lo stesso. Uno sguardo ai margini,
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