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di Diego Papagna
QUESTIONE DI SECONDI
Luca Robecchi è un regista di video in cui il food è l’attore
protagonista. Quali sono i segreti per essere veloce?
Grande capicità tecnica e intuizione della sintesi
Ho iniziato la mia attività quando ero molto giovane, all’età di 17 anni, per
caso. Ad avvicinarmi al mondo della fotografia fu, in modo inconsapevole,
mio padre. Era una guida alpina e spesso si assentava da casa per mesi,
per scalare le montagne sopra i 6000 mt, assieme ad altri suoi amici. Perù
e altri paesi famosi per le montagne impossibili erano i suoi obiettivi prin-
cipali. Al suo ritorno, passava settimane intere, di notte, a selezionare le
foto di questi viaggi fantastici, per poi proiettarle nei vari circoli del Club
Alpino Italiano. All’epoca avevo circa otto anni, mi sedevo in silenzio accan-
to a lui e scoprivo il mondo così lontano, attraverso i nevai, i villaggi d’alta
quota e i volti degli sherpa...
Rimasi affascinato da questo meraviglioso modo di raccontare, che era la
fotografia. Forse per quello che alla prima occasione, benchè fossi ancora
impegnato negli studi, andai a lavorare in uno studio fotografico di Milano,
per pochi spicci, al pomeriggio.
Come si è evoluta negli anni la professione?
La nostra professione, nell’ultimo decennio, ha subito cambiamenti pro-
fondi e radicali. La tecnologia, le leggi del mondo economico, la cultura in
continuo cambiamento, hanno fatto sì che questa professione diventasse
molto più completa e accessibile. L’avvento della tecnologia digitale e tutto
il supporto di post produzione hanno reso questo lavoro forse più semplice
e immediato. Purtroppo, la scomparsa della pellicola negativa è stato un
momento drammatico per tutti noi, soprattutto a livello tecnico/sentimen-
tale. Le immagini generate da una buona vecchia scatola di negativo 35 mm
erano davvero altra cosa... ma il tempo passa e bisogna quindi guardare al
futuro con decisione e senza troppi romanticismi. Il costo iniziale, se si vuo-
le cominciare da soli, è davvero molto più basso e quindi tutto è molto più
facile. Ora molti giovani hanno la possibilitá (per
fortuna) di produrre e confezionare piccoli lavori
senza molto denaro in tasca. Questo è un gran-
dissimo vantaggio per il mercato e un terreno
fertilissimo per scoprire e allevare nuovi talenti.
Esiste però anche un lato negativo. Spesso, gra-
zie al basso costo di questa tecnologia (solo nella
fase iniziale, perché poi i costi di gestione salgo-
no notevolmente) il nostro ambiente viene invaso
da prodotti di bassissima qualità, realizzati senza
vere idee creative, senza competenze tecniche e
senza il senso estetico, elemento imprescindibile
per ottenere risultati professionali di livello.
Oltre a essere regista tabletop
sei anche un direttore della
fotografia. Come sei arrivato
a fare pubblicità e in parti-
colare food?
Sono nato come elemento appartenente al re-
parto della macchina da presa, e quindi, la pro-
fessione di irettore della fotografia è stata la fine
di un lunghissimo o percorso, nel quale regole
e disciplina erano il pane quotidiano. Alla pub-
blicità ci sono arrivato dopo aver percorso tutte
le strade necessarie, dalla camera oscura con
fotografi, all’assistente operatore per documen-
tari, film, corti etc...