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di Osvaldo Esposito
SOLO PER PALATI RAFFINATI
Renato Marcialis ha creato uno stile unico nel fotofood:
essenziale, elegante e intenso.
Che mantiene vivo il desiderio di gustare ogni piatto
D
alla passione culinaria all’arte in cucina. Così si potrebbe definire la
vocazione di uno dei maestri indiscussi della fotografia di food. Un
professionista che oggi, a 58 anni, ha deciso di liberare i suoi armadi,
vendendo tutte le suppellettili raccolte in quarant’anni di attività, acces-
sori da cucina, tovaglie, bicchieri, palette, padelle, ma anche strumenti
tecnici, supporti per lo still life e tanti altri oggetti, alcuni ormai introvabi-
li, per dare un colpo di spugna al passato e orientare le sue scelte verso
una strada più artistica che professionale.
Ha sposato la fotografia nuda e cruda qualche anno fa, quando, giocando
con le pennellate di luce, ha scoperto che era possibile riprodurre sul set i
colori, le ombre e le emozioni tipiche della pittura cinquecentesca di Miche-
langelo Merisi, noto come il Caravaggio. Uno stimolo talmente forte che lo
ha portato a creare un progetto denominato “Caravaggio in cucina”, in cui
propone diversi scatti, realizzati senza alcun intervento in postproduzione, a
un pubblico dal palato raffinato. Stampe su tela fine art Epson del formato
non superiore a 60x80, perché, come ci tiene a precisare, “tende a mante-
nere le proporzioni naturali per non snaturare il prodotto”.
Le stampe vengono proposte su tela, senza cornice su un telaio di legno
spesso 4 centimetri, inmodo da accentuare il realismo e sulla parete danno
l’impressione di sporgere verso colui che le sta ammirando.
Ma chi è Renato Marcialis? E come ha scoperto il
gusto per l’arte in cucina?
Carattere istrionico, ironico e sarcastico, Renato è un fotografo vecchio
stampo, poco avvezzo alla tecnologia, legato al sapore delle cose antiche,
un vero gourmet d’alto profilo, meticoloso, attento ai dettagli, ma particolar-
mente schietto. Classe 1956, di origine veneziane, lombardo d’adozione, ha
vissuto tra i fornelli sin da piccolo. Suo nonno era
uno chef, suo padre un famoso barman degli anni
ottanta, quelli della Milano da bere, che ha se-
gnato un periodo storico decisamente florido per
l’economia nazionale. Furono quelli i tempi in cui
Riccardo, fratellomaggiore di Renato, cominciò a
fotografare la gastronomia supportato dal padre.
Gli ambienti culinari erano già molto familiari ai
Marcialis e il percorso artistico, tra l’estro culina-
rio del nonno e la preparazione di cocktails del
padre formò il gusto raffinato del giovane Renato.
“Se anche l’occhio vuole la sua parte che sia
quella migliore”, dovette essere questo il pensie-
ro di Renato che acquisì le qualità di un buongu-
staio non solo per le pietanze, ma soprattutto per
la presentazione in tavola dei suoi piatti secondo
canoni estetici che portano la sua firma.
Fu proprio Gino, il papà, a proporre il mestiere di
fotografo a Renato. Gli trovò un impiego “a botte-
ga”, come dice il maestro, nei primi anni settanta,
dove apprese i rudimenti su sviluppi, lastre, illu-
minazione e fotografia.
Nel 1976 Riccardo, che lo aveva anticipato nella
fotografia di food, gli chiese di entrare a far parte
del suo staff. Renato cominciò a fare l’assisten-
te, allestiva il set, ma soprattutto si occupava
della preparazione delle pietanze, cucinandole e