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Sportivo dove ho provato a fare il fotografo di
calcio. Ma fare questa professione all’inizio
è difficile: servono teleobiettivi, tipo un
400mm, che costano parecchio. Fare foto
buone con un obiettivo normale è difficile
anche se può capitare di catturare uno scatto
bello ma portare a casa un intero servizio è
impossibile. Quindi per riuscirci devi lavorare
per un’agenzia importante o essere ricco di
famiglia... E ora cosa uso di più? Con la Nikon
D3 mi trovo benissimo, è una macchina
fantastica”.
Stefano Guindani ne ha tanti di sogni, però.
Eccone un altro. “È creare l’albo dei fotografi.
Non c’è rispetto per il nostro lavoro. Io ho
rifiutato spesso richieste da alcune testate
di prestigio che volevano foto a prezzi
L’INCONTRO
impossibili. Volevano che le svendessi. Non si
lavora così. Ci vuole rispetto del lavoro e della
qualità. Anche perché io credo che sia giusto
far crescere un giovane fotografo. Anzi penso
che per un’agenzia sia un obbligo morale
oltre che imprenditoriale, visto che guadagna
sul suo lavoro.”.
Non solo sogni. Anche passioni. Una per tutti:
i reportage. Tra i più importanti c’è quello
fatto ad Haiti durante i numerosi viaggi per
la raccolta di fondi destinati alle attività della
Fondazione Francesca Rava (che sono arrivati
con la pubblicazione del libro “Haiti through
the eye of Stefano Guindani” per Electa).
E numerose mostre”. E un altro, più recente,
a Lampedusa seguendo l’operazione Mare
Nostrum, nata per affrontare il problema
Un suggestivo
scatto tratto
dal reportage
realizzato
ad Haiti
pubblicato in
un libro per
raccogliere
fondi per
la Fondazione
Francesca
Rava