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dustriale con il banco ottico 13x18, poi ho aperto
un negozio facendo qualche matrimonio. Poi, vi-
sto che mi è sempre piaciuto lo sport, che anche
praticavo, ho iniziato a fare delle foto in qualche
campetto. Tramite un mio amico che aveva degli
agganci al Guerin Sportivo, rivista che all’epoca
vantava i migliori fotografi in circolazione, sono
partito dalla serie B fino alla A e poi ai Mondiali.
Nella tua carriera hai foto-
grafato dal Mondiale 1990 a
oggi, come sono state le espe-
rienze con i mondiali?
Per un giocatore è il massimo giocarli ma anche
per un fotografo sportivo è il top. Sono in par-
tenza per il Brasile e sono al settimo Mondiale:
il primo Italia ‘90, Usa ‘94, Francia 9’8, Corea
e Giappone 2002, Germania 2006 e Sud Africa
2010. C’è molto coinvolgimento emotivo, a Usa
‘94 vidi Baggio tirare alto il rigore e nel 2006,
l’anno in cui vinse l’Italia, il trasporto fu molto.
Se ti piace viaggiare sono esperienze memo-
rabili, mi sono piaciuti tutti i posti e tutte le
culture, come organizzazione la Germania era
una spanna sopra tutti, a livello di mezzi e spo-
stamenti, in Sud Africa abbiamo invece avuto
diversi problemi, gli stessi che probabilmente
troveremmo in Brasile dove ci sono stati parec-
chi problemi di organizzazione. Bisogna stare
attenti anche alla sicurezza e tenere un basso
profilo, soprattutto in paesi molto poveri dove
c’è anche molta delinquenza.
In questi anni la professione
si è evoluta molto, non solo
per il passaggio dalla pelli-
cola al digitale, come ti sei
adattato?
Con la pellicola facevo C41 che sviluppavo io alla
fine della partita nei posti più assurdi, anche nei
bagni, e con lo scanner le passavamo in digitale.
Bisogna adattarsi ai tempi, il digitale ha ac-
corciato i tempi di spedizione, ho visto dei miei
colleghi rimanere indietro tecnologicamente e
arenarsi anche come fotografi. Se non sapevi
usare il computer dovevi attrezzarti per rimane-
re competitivo. La concorrenza è tanta, soprat-
tutto adesso con la crisi dell’editoria e quindi se
ti fermi un attimo ti passano sopra.
Il momento che più ti ha emo-
zionato durante la tua carrie-
ra da fotografo di calcio?
Ho cominciato diventando il fotografo del Par-
ma e quando ero li arrivò un ragazzino di 19 anni
che si chiamava Fabio Cannavaro.
Ne divenni subito molto amico e il rapporto pro-
seguì anche negli anni, portandomi a seguire
tuttora il suo sito e i suoi social.
Ovviamente nel 2006, vedere la nazionale trion-
fare e il capitano, che era un mio caro amico,
alzare la Coppa del Mondo fu un’emozione in-
delebile. Una serie di eventi concomitanti che
difficilmente si potranno ripetere, durante i fe-
steggiamenti poi ci incontrammo e senza dirci
niente ci abbracciammo.
Che tipo di attrezzatura ti
porterai al seguito per questo
mondiale?
Per questo Mondiale grazie a un accordo tra la
mia agenzia e Nikon, avrò a disposizione 3 D4S
e un parco ottiche che va dal 10mm al 400mm,
completo di flash duplicatori e tutti gli accessori.
Come è organizzata la giornata
tipo, il giorno di una gara?
Ai mondiali i tempi sono lunghissimi. In Brasile
per esempio (dove sono stato lo scorso anno per
la Confederation Cup) per motivi di sicurezza,
intorno all’area dello stadio ci sono 5km pre-
sidiati dall’esercito, e bisogna andare abbon-
dantemente prima perché poi ci sono anche i
controlli “stile aereoporto” e in Brasile saranno
piuttosto severi per paura che possa accadere
qualcosa. Infine c’è il briefing con la Fifa per
prendere il posto. Insomma moltissima prepa-
razione, un percorso che ti porta allo stadio an-
che 6-7 ore prima dell’inizio della partita.
Qualche consiglio tecnico per
la ripresa?
A livello tecnico consiglio sempre di seguire le
espressioni. Difficilmente lascio l’ottica lunga
per una più corta, perché mi piace vedere i visi,
le espressioni di gioia o di delusione che sono le
immagini che trasmettono più emozioni.
Quindi consiglio di non mollare mai il soggetto,
sia che faccia un gol o lo sbagli, si riesce sempre
a tirar fuori un’emozione o positiva o negativa
che è quello che vado sempre a cercare. Se per
esempio c’è Balotelli, stando su di lui sei sicuro
A destra, Francesco Totti, capitano e simbolo della
Roma, protagonista in carriera di due mondiali
(nel 2002 e nel 2006). Nell’altra pagina in basso,
l’abbraccio tra Gigi Buffon e Leonardo Bonucci,
compagni di reparto nella Juventus e in nazionale