Foto-Notiziario Marzo 2014 - page 39

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È uno dei più grandi fotografi italiani di matrimonio. Marsilio Editore ha
appena pubblicato il suo libro fotografico “Fotografie di matrimoni”, con
spettacolari immagini in bianco e nero. L’abbiamo intervistato per scoprire
i segreti del suo successo.
Come mai hai deciso di fare il fotografo di
matrimonio?
Come tanti ero un appassionato di fotografia, ma prima mi sono laureato
in legge e solo dopo la laurea mi sono messo a fare il fotografo, una scel-
ta che all’epoca non era così comune. All’inizio facevo matrimoni per far
quadrare i bilanci e lo facevo con uno stile conforme a quello che andava in
quegli anni, ma non mi piaceva e non mi divertiva. Quindi ho pensato che,
se lo dovevo fare, dovevo anche trovare il modo di farmelo piacere. Così ho
iniziato a svoltare verso il bianco e nero e il reportage. E ho scoperto che
così mi piaceva davvero. Forse non era in linea con il gusto dell’epoca, che
era ovviamente più classico, ma a me dava molte soddisfazioni.
Come hai fatto a far piacere il tuo stile
anche ai clienti?
In Toscana c’erano molti stranieri che sceglievano questa regione per
convolare a nozze e ho mostrato i miei lavori in bianco e nero a una cop-
pia di inglesi che hanno subito accolto il mio stile con entusiasmo. Da
quel momento ho cercato di lavorare con gli stranieri e sfruttare il fatto
di abitare nella bellissima Toscana.
Come ti comporti quando ti capita un
matrimonio “difficile” in cui magari gli
sposi non sono spontanei e il reportage è
impossibile?
Gli sposi immaginano sempre il loro album di nozze come le foto di un bel-
lissimo party, dove tutti sono belli e sorridenti, ma non sempre i matrimoni
sono così e non ci sono sempre feste hollywoodiane. In questi casi bisogna
giocare con i close up, non inquadrare le scene in cui si vede che c’è poca
gente, insomma, bisogna cercare di mischiare le carte. Ovviamente preferisco
il reportage,ma èmio compitodareunalbumagli sposi, che in fondo sono an-
che i clienti, quindi faccio tutto quello che va fatto per portare a casa il lavoro.
Hai vinto dei primi
internazionali che sono dei
grandi riconoscimenti. Quale
pensi che sia la ragione?
La crisi ha fatto sì che in tanti, tantissimi, si si-
ano messi a fare i fotografi di matrimoni. Tutti
fanno foto ed è quindi proprio questo il momento
in cui bisogna distinguersi in qualche modo.
Se prima una si buttava su altri generi fotografi-
ci, ora invece inizia a fare matrimoni con lo stes-
so entusiasmo con cui un tempo si affrontavano
i lavori pubblicitari. Non è più una professione di
ripiego. Il mio stile può essere definito giornali-
stico perché raccoglie la storia in modo spon-
taneo. C’è anche un’associazione che si occupa
di mettere insieme fotografi con il mio stile: la
Wedding Photo Journalistic Association. Grazie
a loro ho vinto anche due volte il titolo di “Foto-
grafo dell’Anno” nel 2006 e nel 2009.
I clienti come ti contattano
principalmente?
Sicuramente l’aver vinto questi due titoli in
America mi ha dato molta visibilità, soprattutto
con inglesi e americani che vengono a sposarsi
in Italia, poi sono molto ben indicizzato. Inter-
net mi ha aiutato molto. Sono presente anche
sui social network, mi piacciono, li utilizzo, ma
poco per lavoro.
È appena uscito il tuo libro
“Fotografie di matrimoni”,
non è così comune pubblicare
libri fotografici sui
matrimoni, come ci sei
riuscito?
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