Foto-Notiziario Maggio 2015 - page 46

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di Diego Papagna
SCATTI
SOTTO ZERO
Ha esplorato i luoghi più estremi
del mondo che con l’inseparabile
Nikon ha reso eterni
I
l lungo viaggio di Michele Dalla Palma, nato con una Nikon in mano, in
oltre trent’anni di attività, ha “collezionato” un centinaio tra esplorazioni
e viaggi estremi nei luoghi più remoti del mondo, dall’estremo nord all’Hi-
malaya, ai deserti e alle foreste.
Com’è iniziata la passione per la montagna?
Rincorrere sogni imprigionati nel ghiaccio delle grandi vette è stata, per
me uomo di montagna, la giustificazione più facile e scontata. Ma insuf-
ficiente. Non sarei riuscito ad abbandonare la rassicurante banalità della
vita di tutti i giorni solo per respirare l’atmosfera magica dei giganti di pie-
tra, dove abitano ancora, fortunatamente poco disturbate, le divinità della
natura. Arrampicare montagne è stata la scusa più facile e immediata. Un
mestiere imparato per giustificare la mia voglia, probabilmente necessità,
di conoscere il mondo. E gli uomini. Dopo le vette sono venuti i deserti di
sabbia, di pietra, di ghiaccio, le foreste, e i mille luoghi dove vivono persone
con i miei stessi sogni, pensieri e desideri. Troppo spesso, però, senza le
stesse possibilità e opportunità.
Aggirarsi dove vita significa sopravvivenza non è facile, ti costringe a met-
tere in discussione le certezze “assolute” della nostra civiltà. Troppo spes-
so artificiose, virtuali. Così diversi, invece, i grandi spazi della natura. Dove
si riesce ad avvicinare il concetto di “assoluto”. Dov’è possibile ascoltare il
respiro del mondo. E diventa più facile ascoltare
quella voce che ci portiamo dentro, compagna
del nostro esistere, che ci racconta sogni, aspi-
razioni, debolezze. Che troppo spesso, però, è
soffocata dal ritmo frenetico della nostra realtà.
E la fotografia?
E’ una passione nata contemporaneamente, e
parallelamente, alla mia curiosità per il mon-
do... Tante volte, seduto sul bordo di un orizzon-
te, mi è parso di riuscire a vedere oltre il limite
di ciò che gli occhi riuscivano a guardare. E per
un attimo mi sono scoperto non avere domande
da fare, e nessun bisogno di certezze. Emozioni,
spesso violente, devastanti, diventate parte ir-
rinunciabile dei miei pensieri. Ma le mie mani,
così abili ad accarezzare le rughe della roccia,
o a stringere una picozza per scalfire ghiaccio
più duro del diamante, non erano capaci di di-
pingere, di scolpire, non riuscivano a dare forma
alle mie suggestioni. E, da sempre, mi capita di
incontrarmi, di riconoscermi... nel sorriso di un
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