 
          31
        
        
          l’avete realizzato?
        
        
          Il documentario Guido è stato realizzato mol-
        
        
          to “intimamente”, abbiamo preferito lavorarci
        
        
          solamente in tre persone (io, Carlo Crapan-
        
        
          zano e Alessio Salvato) in quanto andavamo
        
        
          a toccare argomenti molto delicati della vita
        
        
          dell’artista. Abbiamo chiesto a Duty Gorn se
        
        
          voleva realizzare il suo primo autoritratto
        
        
          durante i nostri incontri e lui ha accettato la
        
        
          “sfida” mostrandosi a noi per quello che era
        
        
          e ritraendo quello che vedeva di lui.
        
        
          Abbiamo realizzato il documentario in circa
        
        
          tre mesi dove abbiamo vissuto Guido in quasi
        
        
          tutti i suoi aspetti, dalla sua abitazione, alle
        
        
          sue mostre, ai suoi amori. In pratica noi e le
        
        
          nostre Canon 7D  eravamo diventati la sua
        
        
          ombra. Questi colloqui intimi e di sfogo in-
        
        
          teriore hanno portato alla creazione di Duty
        
        
          Gorn, Guido, la storia di una persona che ha
        
        
          vissuto sempre sulla linea di confine tra il
        
        
          successo e il fallimento.
        
        
          Com’è nata l’idea del
        
        
          documentario?
        
        
          Il documentario è nato quasi per caso, direi
        
        
          autonomamente. Carlo Crapanzano in quel
        
        
          periodo lavorava in un’agenzia creativa di
        
        
          Milano molto famosa. Qui aveva un collega
        
        
          sempre schivo, che amava la solitudine e
        
        
          poco o nulla raccontava di se. Quel ragazzo
        
        
          era particolare, geniale. Finita la sua espe-
        
        
          rienza lavorativa, Carlo ha mantenuto rap-
        
        
          porti di amicizia con Guido e nelle serate
        
        
          passate tra una pizza, una birra e un locale
        
        
          sono emersi in modo molto naturale e spon-
        
        
          taneo alcuni momenti della sua vita adole-
        
        
          scenziale che hanno letteralmente spiazzato
        
        
          Carlo che, dopo aver ascoltato per giorni l’a-
        
        
          mico, ha deciso di voler dar voce a quei silen-
        
        
          zi e a quegli imbarazzi. A questo punto mi ha
        
        
          contattato, raccontato la storia e proposto di
        
        
          fare un documentario su di lui. Ammetto che
        
        
          inizialmente ero un po’ scettico sulla perso-
        
        
          na... ma subito dopo il primo incontro, a casa
        
        
          sua, ho capito che non era solamente la raf-
        
        
          figurazione dell’adolescente cresciuto alla
        
        
          ricerca della  propria identità, ma era molto
        
        
          di più, un uomo che aveva affrontato difficoltà
        
        
          e persone, una persona che attraverso la sua
        
        
          arte cercava di rimanere a galla nel mare dei
        
        
          problemi che lo circondavano. La sua energia
        
        
          era veramente palpabile... da lì siamo parti-
        
        
          ti senza pensare a cosa ne avremmo fatto di
        
        
          tutte quelle ore a registrare .
        
        
          Per creare un ritratto
        
        
          realistico in video cosa
        
        
          pensi sia fondamentale?
        
        
          Credo che la cosa fondamentale sia sapere
        
        
          cogliere del nostro soggetto la sua natura più
        
        
          profonda e riuscire a comunicarla. Ognuno di
        
        
          noi ha un aspetto che è in grado di commuo-
        
        
          verci, di affascinarci, di spiazzarci e interes-
        
        
          sarci, bisogna solo percepirlo e mostrare il
        
        
          protagonista nel modo più coerente e spon-
        
        
          taneo possibile.
        
        
          Da regista cosa
        
        
          consiglieresti?
        
        
          Da regista consiglio di osservare, conosce-
        
        
          re ed essere curiosi. Sforzarsi di guardare
        
        
          sempre al di là delle apparenze per trovare
        
        
          la vera essenza delle persone, delle cose,
        
        
          dei concetti.