Foto-Notiziario Novembre 2014 - page 39

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l’avete realizzato?
Il documentario Guido è stato realizzato mol-
to “intimamente”, abbiamo preferito lavorarci
solamente in tre persone (io, Carlo Crapan-
zano e Alessio Salvato) in quanto andavamo
a toccare argomenti molto delicati della vita
dell’artista. Abbiamo chiesto a Duty Gorn se
voleva realizzare il suo primo autoritratto
durante i nostri incontri e lui ha accettato la
“sfida” mostrandosi a noi per quello che era
e ritraendo quello che vedeva di lui.
Abbiamo realizzato il documentario in circa
tre mesi dove abbiamo vissuto Guido in quasi
tutti i suoi aspetti, dalla sua abitazione, alle
sue mostre, ai suoi amori. In pratica noi e le
nostre Canon 7D eravamo diventati la sua
ombra. Questi colloqui intimi e di sfogo in-
teriore hanno portato alla creazione di Duty
Gorn, Guido, la storia di una persona che ha
vissuto sempre sulla linea di confine tra il
successo e il fallimento.
Com’è nata l’idea del
documentario?
Il documentario è nato quasi per caso, direi
autonomamente. Carlo Crapanzano in quel
periodo lavorava in un’agenzia creativa di
Milano molto famosa. Qui aveva un collega
sempre schivo, che amava la solitudine e
poco o nulla raccontava di se. Quel ragazzo
era particolare, geniale. Finita la sua espe-
rienza lavorativa, Carlo ha mantenuto rap-
porti di amicizia con Guido e nelle serate
passate tra una pizza, una birra e un locale
sono emersi in modo molto naturale e spon-
taneo alcuni momenti della sua vita adole-
scenziale che hanno letteralmente spiazzato
Carlo che, dopo aver ascoltato per giorni l’a-
mico, ha deciso di voler dar voce a quei silen-
zi e a quegli imbarazzi. A questo punto mi ha
contattato, raccontato la storia e proposto di
fare un documentario su di lui. Ammetto che
inizialmente ero un po’ scettico sulla perso-
na... ma subito dopo il primo incontro, a casa
sua, ho capito che non era solamente la raf-
figurazione dell’adolescente cresciuto alla
ricerca della propria identità, ma era molto
di più, un uomo che aveva affrontato difficoltà
e persone, una persona che attraverso la sua
arte cercava di rimanere a galla nel mare dei
problemi che lo circondavano. La sua energia
era veramente palpabile... da lì siamo parti-
ti senza pensare a cosa ne avremmo fatto di
tutte quelle ore a registrare .
Per creare un ritratto
realistico in video cosa
pensi sia fondamentale?
Credo che la cosa fondamentale sia sapere
cogliere del nostro soggetto la sua natura più
profonda e riuscire a comunicarla. Ognuno di
noi ha un aspetto che è in grado di commuo-
verci, di affascinarci, di spiazzarci e interes-
sarci, bisogna solo percepirlo e mostrare il
protagonista nel modo più coerente e spon-
taneo possibile.
Da regista cosa
consiglieresti?
Da regista consiglio di osservare, conosce-
re ed essere curiosi. Sforzarsi di guardare
sempre al di là delle apparenze per trovare
la vera essenza delle persone, delle cose,
dei concetti.
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