Foto-Notiziario Novembre 2014 - page 63

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Il gusto delle persone sta cambiando, Instagram lo sta cambiando, per
esempio. Ma chi può influenzare il cambio di questo gusto, se non i
fotografi?
Insomma non ci sono soluzioni facili o
opportunità chiare, bisogna reinventarsi,
giusto?
Non c’è una soluzione facile e quando si parla di rete difficilmente c’è.
Siamo in una fase di transizione, ma ci siamo da 10 anni e non finirà. Il
suggerimento che posso dare è quello di ripensarsi prima di approc-
ciare un nuovo mondo. Se un fotografo viene in agenzia con un portfolio
di fotografie di campagne pubblicitarie io non posso che dire che è bra-
vissimo. Ma se mi mostra quel portfolio significa che vuole continuare
a fare quello, noi invece non lo facciamo. Non è che non riconosciamo
il valore di quel portfolio, ma semplicemente non ci serve quella cosa
lì. Ripensarsi significa mettere in discussione tutto il proprio lavoro e
non è detto che tutti lo possano o lo vogliano fare. Ripensarsi significa
anche capire cosa fanno le agenzie digitali e magari offrire loro servizi
diversi. Non è facile perché bisogna prima frequentare il mondo digitale
per capirlo e conoscerlo e poi ci si può proporre alle agenzie sapendo
quale può essere l’opportunità.
pensare che una foto non bella non faccia giu-
stizia a un prodotto, ma la testimonianza reale
è altrettanto importante. L’azienda ora dialoga
con dei consumatori attivi.
Un fotografo professionista
che cosa potrebbe fare per
voi?
Non è detto che debba fare sempre il fotogra-
fo. Può essere un giurato di un concorso, un
selettore, un consulente, un editor, un curato-
re, per esempio. Oppure può portare la propria
conoscenza e professionalità in un progetto
digitale. Il web non è una moda passeggera
o un fenomeno transitorio, è la nostra desti-
nazione. La strada porta ad accogliere nuove
prospettive, anche per il fotografo.
Pensate a cosa ha fatto il web con le agenzie di
viaggio: le ha azzerate letteralmente. Chi viag-
gia però oggi sta meglio perché ha un grande
potere decisionale: può personalizzare il pro-
prio viaggio, cambiare le date, scegliere tutto
senza intermediari. Ci possono essere delle
nuove opportunità, per il turismo come per la
fotografia, bisogna però imparare a coglierle.
L’avvicinamento al web può essere difficile. In-
stagram nasce perché sul telefono guardiamo
foto. Un post visivo o visuale, fotografico o gra-
fico, rende 10 volte di più in termini di engage-
ment, di partecipazione, perché siamo animali
visivi e reagiamo meglio all’immagine piutto-
sto che alla parola scritta e sui mezzi digitali
l’immagine si vede benissimo e l’interazione è
molto facile. Il testo è più impegnativo.
È chiaro che il fotografo
potrebbe fare un po’ fatica
a riconoscersi in questo
panorama.
Oltre al fotografo e al videomaker abbiamo
anche un reparto creativo che in buona par-
te produce contenuti visivi per il web. Io non
so se questo per un fotografo possa essere
un lavoro, ma è lavoro con le immagini: cre-
azione, selezione e pubblicazioni. È diverso
probabilmente, ma davvero così tanto? Ora si
può scrivere con le immagini con tanti mezzi
diversi, uno solo di questi è la macchina foto-
grafica, ma non è l’unico. Ci sarà un grandis-
simo bisogno di visual editor, artist e maker,
cioè persone che sanno raccontare attraverso
le immagini una storia e quindi si avvicinano
molto al lavoro del fotografo.
La rete distrugge negozi, attività e professioni,
ma al tempo stesso crea. Ci si può difendere
e cercare di mettersi al sicuro, se lo si ritiene
possibile, oppure ci si può aprire al mondo di-
gitale e porsi come interpreti e autori di un’at-
tività nuova. Ci sono tante opportunità.
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