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L’INCONTRO
ti permette la pellicola”. Uno “sbaglio”, una
luce capitata? Spesso diventa una svolta. Un
passaggio che ti fa fare un salto. Loro hanno
iniziato così. In analogico con ritmi forsennati
come assistenti di Giovanni Gastel, un maestro
generoso. Ma instancabile. “Ti dico solo che
abbiamo portato un banco ottico 10x12 nel
deserto...”, racconta Matteo. Erano gli Anni 80:
il boom della moda italiana. E allora il flusso
era inarrestabile: Mondo Uomo, Donna ecc. “Io
sono capitato nel suo studio per caso. Tramite
mia cugina Roberta, che era la sua assistente.
E poi ho capito che era quello che volevo fare.
Ho lavorato da GG dal 1981 al 1986/7 con la
pausa militare dall’ottobre 1983 all’ottobre
1984”, spiega Matteo. “Poi sono arrivato io a
sostituirlo. E sono rimasto”. Aggiunge Raffaele.
Sono diventati amici e hanno deciso di tentare
insieme un progetto di futuro. “Anche noi non
avevamo pausa. Di giorno con Giovanni e la
sera per i nostri lavori nel suo studio che ci
prestava. È andata bene”. Non è facile. Cosa
tiene insieme la “strana coppia”? la diversità
totale dei caratteri, l’amore per la fotografia,
rispetto. E anche affetto. Anche se non credo
che lo confesseranno mai...
molta libertà”. Il massimo della libertà con il
massimo delle regole, proclama da sempre
Bob Wilson, genio del teatro.
Quali sono i loro strumenti di lavoro?
“Usiamo da sempre il banco ottico. Nel
nostro caso Sinar. È fondamentale, per
noi, avere la possibilità di correggere le
prospettive, le vie di fuga con basculaggi e
decentramenti. Per altri lavori lavoriamo con
la Canon”. Anche se hanno iniziato con il
Banco ottico 20x25 come Giovanni Gastel di
cui sono stati entrambi assistenti. E poi sono
passati al 10x12 (inesatto. Si usava 20x25
o 10x12 a seconda delle circostanze). “Ti
permette un maggior controllo della messa
a fuoco perché c’è più profondità di campo”.
Non hanno mai snobbato la pubblicità. Anzi
ricordano alcuni lavori con orgoglio come
quelli per Calzedonia, Etro, Trussardi e
Bulgari. “L’importante è incontrare persone
di talento. A noi è capitato. Tra questi Felice
Perini (art director alla Condè Nast, ma
lavorava anche per la pubblicità di Etro,
Calzedonia)”, raccontano entrambi con
convinzione. Spesso alcune idee arrivavano
con facilità dall’analogico. La casualità che