È il momento im cui si deve fotografare il soggetto.
Ci vuole organizzazione e precisione per trovare il momento
giusto allo scatto. La fotografia d’azione non è fortuna
di Osvaldo Esposito
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A CACCIA DEL PUNTO X
Rappresenta la nuova generazione dei reporter digitali Matteo Cappé,
nato a Carrara il 28 aprile del 1979. Fotografo ufficiale SanDisk è
un esperto di action photography, appellativo che utilizza anche per
promuovere i suoi corsi, molto richiesti.
Matteo è un autodidatta, non ha mai frequentato una scuola di fotografia
e neppure fatto corsi. Cresciuto piano piano, partendo dai libri di fotogra-
fia più basilari, ha imparato iniziando a fotografare con reflex a pellicola,
prima con le diapositive e poi appassionandosi alla camera oscura.
Perché hai scelto di fotografare
il movimento?
Non l’ho scelto, è stata una necessità. Mentre mi laureavo in architet-
tura ho iniziato a lavorare all’interno della redazione di una rivista di
mountainbike. Prima gestivo la “guida all’acquisto” poi, visto che avevo
la passione della fotografia e mi piaceva scrivere, mi è stato proposto di
fare degli articoli. Mio padre sperava di vedermi architetto o arredatore di
interni, ma il corso degli eventi è stato differente. Ho saputo sfruttare due
grandi passioni e le ho trasformate nel mio attuale lavoro a tempo pieno.
Quali sono le doti che bisogna avere per
fotografare soggetti in movimento?
Sinteticamente direi che non bisogna sottovalutare nulla, si deve co-
noscere la disciplina che si fotografa, e infine bisogna essere con-
sapevoli che il soggetto che si fotografa si muove e che l’azione è
composta da tre fasi ben precise: inizio, sviluppo e conclusione. Il
soggetto deve essere congelato in un determinato momento e in un
determinato punto, che io definisco punto X. Ovviamente ci vogliono
meticolosità, precisione e organizzazione; come dico sempre la “foto-
grafia d’azione” non è una questione di fortuna.
Il flash non viene usato molto spesso negli
scatti sportivi. Quali difficoltà comporta
l’uso dell’illuminazione artificiale in
queste occasioni
?
Se prendiamo come esempio gli sport “clas-
sici” come il calcio o il ciclismo su strada, c’è
poco impiego di flash, perché è difficile utiliz-
zarlo, ma in altre discipline il flash risulta mol-
to creativo. La difficoltà è legata soprattutto
al fatto che i soggetti si muovono, compiono
un’azione e dunque il fascio di luce dev’esse-
re orientato in modo molto preciso in un de-
terminato punto. Non si può scattare a raffica,
quando si utilizza la luce flash si ha una sola
cartuccia “one shot, one kill”! Bisogna calcola-
re ogni cosa con meticolosità.
Sei testimonial SanDisk.
Raccontaci come è avvenuto
questo matrimonio.
L’incontro con SanDisk è avvenuto grazie a Ro-
bertoMarini di Aproma, è stato lui a presentarmi
SanDisk Italia e da lì è inziata una collaborazione
come testimonial di questo importante brand.
Attualmente ho appena girato un video tutto ita-
liano che mi vede come testimonial e che uscirà
a fine giugno per presentare un nuovissimo pro-
dotto SanDisk. Per me è molto importante avere
un partner di questo tipo, anche per la mia atti-
vità dei workshop ActionPhotography.
Gli ActionPhotography sono
corsi di formazione molto
specialistici.
Come descriveresti
questa tua esperienza
MATTEO CAPPÈ