Per fotografare gli sport invernali
è necessario amare la montagna,
saper sciare, e soprattutto
resistere alle condizioni
climatiche proibitive
di Diego Papagna
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A QUALCUNO
PIACE FREDDO
ENRICO SCHIAVI
Una scelta di vita, che coniuga la passione per la montagna con il lavo-
ro. Con il fotografo Enrico Schiavi, analizziamo la vita e la tecnica di un
professionista che si occupa di sci e snowboard.
Un mondo non certo facile da vivere, l’amore per la montagna, l’area
aperta, il paesaggio e gli sport invernali sono le caratteristiche di chi
vuole fare questo mestiere: sveglie al mattino presto e molte ore in
condizioni di freddo proibitive.
L’attrezzatura necessaria deve avere un sistema reflex Canon o Nikon
a seconda dei gusti, dotate di altissime velocità e autofocus prestanti.
La scelta delle ottiche dipende dalle discipline che si va a fotografare.
Nelle discipline corte come lo slalom, dove si può stare più vicino alla
gara, si usano ottiche come il 300mm o 400mm, nelle discipline veloci,
più pericolose perché gli atleti scendono in maniera più rapida, bisogna
stare più lontani per motivi di sicurezza e si usano ottiche come 600mm
500mm fino all’800mm.
Molto dipende dal posto in cui si decide di stare. Il giorno della gara, la
mattina presto si fa una ricognizione della pista e si sceglie dove po-
sizionarsi, e circa un’oretta prima della gara passa la giuria incaricata
e approva il posto scelto s è in sicurezza. Nel caso aiuta a trovarne un
altro. Una volta conquistato il posto non ci si può più muovere da lì
qualsiasi cosa succeda: rinvii, maltempo, freddo, non ci si può muovere
dalla propria posizione fino a che la gara non è terminata. Quando ci si
trova a – 30 non è carino...diventa una prova di resistenza.
Si deve amare la montagna e anche un po’ il freddo. Ma sopratutto
e bisogna attrezzarsi di conseguenza: per i piedi ci sono delle solette
termiche a batteria mentre per le mani ci sono delle salviette chimiche
che reagiscono e creano calore all’interno dei guanti.
Inoltre non soltanto per i fotografi è obbligatorio usare i ramponi per-
ché si è spesso in situazioni di equilibrio precario.
Il cosidetto workflow durante le gare dipende
dal cliente per cui lavori. Se si è tstai mandati
da un’agenzia come Reuter o Ap. la consegna
delle immagini avviene in tempo reale. Ci vuol
eun po’ di destrezza anche per quello... Per
un’agenzia al termine della gara si schizza
giù in sala stampa sciando sulla pista del-
la gara, facendo molta attenzione, perché si
tratta di piste molto ghiacciate sistemate ap-
posta in quel modo per le gare e quindi molto
impegnative. Addirittura durante Olimpiadi o
Mondiali, ci sono degli addetti chiamati run-
ner che passano a prendere la scheda e la
portano in sala stampa all’editor con cui si
collabora in sala stampa.
Parlando degli aspetti più tecnici,
Enrico ci parla dell’esposizione sulla neve: “È
una delle cose più semplici. Non ci sono pro-
blemi anche perché la neve aiuta a schiarire
le ombre funzionando come un pannello ri-
flettente, più difficile invece diventa la messa
fuoco. Dipende dalla postazione che hai scel-
to e se vedi arrivare l’atleta. In questo caso,
lo puoi seguire con l’autofocus fino al punto
in cui vuoi riprenderlo, se invece sei in una
postazione in cui non lo vedi arrivare, come
per esempio sotto un salto, il fuoco avviene
manualmente”.
In media in una gara si fanno poche foto,