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gatorio per ottenere meglio l’effetto di dinami-
cità dell’immagine. Spesso utilizzo il 17-35mm
e a volte addirittura il 10,5mm. Se sono lontano
mi affido al 200mm o addirittura al 300mm ma
sono consapevole che con il tele perdi dinami-
cità.
A volte utilizzo un flash collegato alla macchina
e un flash in remoto sull’albero.
Nasci prima come fotografo o
come atleta di mountain bike?
Prima come fotografo, ma ormai sono appas-
sionato di bici da più di 13 anni. Amo i paesaggi
e la montagna. Alcuni dei posti che ho visto sono
davvero raggiungibili solo a piedi o in biciclet-
ta, in macchina sarebbe impensabile perché ci
sono molti sentieri e spesso ti devi arrampicare.
Quanti generi diversi
di mountain bike ci sono?
Tantissimi! C’è il cross country, l’enduro, il down
hill, ci sono tante discipline diverse l’una dall’al-
tra, ma tutte accomunate da bellissimi paesaggi
e da tanta azione. Come fotografo trovo affasci-
nante accostare le immagini al gesto atletico.
Delle straordinarie immagini
che vediamo quante sono
posate e quante invece
ritraggono l’azione reale?
Una parte è sicuramente posata, quando devi
lavorare per un cliente (ad esempio gli organiz-
zatori di una gara che vogliono una foto per pub-
blicizzare l’evento) fai ripetere all’atleta lo stesso
gesto diverse volte fino ad ottenere l’immagine
che stai cercando. Poi invece ci sono le foto del-
le gare e durante le competizioni è tutto molto
più veloce e difficile, non c’è spazio per gli errori,
bisogna lavorare rapidamente e cercare di scat-
tare in modo rapido e preciso.