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Sicuramente la grande passione per il mare e l’esigenza di voler pro-
vare a guardarlo con altri occhi. Il lavoro che sto portando avanti non
uscirà su riviste specializzate di settore, ma uscirà con una casa edi-
trice - che ancora non posso svelare - che lo renderà fruibile a un pub-
blico più vasto. Ho portato avanti questo lavoro in due anni, insieme ai
miei figli, e ci ho creduto molto. Magari è stata solo una parentesi, ho
capito che è tutto molto costoso e non è possibile fare un servizio ven-
dibile ai giornali, ma non si sa mai.
Sei un fotografo molto versatile,
hai lavorato nella moda, per la pubblicità
Dopo l’esperienza
con la subacquea mi
sono spostato più
verso la fotografia
pubblicitaria e
ho studiato da
Gastel. Tra l’altro,
ci siamo ritrovati
ultimamente al Mia,
dopo tantissimi anni.
Gastel mi ha dato una
chiave di lettura della
fotografia veramente
eccezionale.
Mischiando poi
la tecnica della
fotografia subacquea,
che è durissima,
con la praticità della
scuola di Gastel, ho
creato il mio stile.
Hai anche
una terza
passione, che
è quella per
l’Africa,
giusto?
All’Africa ho dedica-
to 12 libri, alcuni dei
quali sono stati anche
tradotti in cinque lin-
gue. Mi ha dato delle
grandissime soddi-
sfazioni. Ora come
ora, ogni anno, tengo
in Africa almeno tre
workshop.
Collaboro anche con
un’associazione
in
Africa con cui sto la-
vorando per aprire
una scuola di fotogra-
fia, un vero campus
internazionale.
Che
attrezzatura
utilizzi
quando fai foto subacquee?
Io scatto ancora a pellicola (capito perché è
così costoso?). Non perché voglio snobbare le
attrezzature digitali che, anzi, sono bellissime,
ma semplicemente perché per la mia ricerca
la pellicola è proprio l’ideale. Per questo lavo-
ro ho utilizzato una Nikon F4 scafandrata, che
va ancora benissimo. E poi ovviamente i flash
elettronici dedicati alla subacquea.