Foto-Notiziario Giugno 2014 - page 56

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di Diego Papagna
QUESTIONE DI TEMPI
Qual è il segreto per fotografare i giocatori di basket?
Per Roberto Serra è fondamentale conoscere i giocatori per
anticiparne le intenzioni e sapere quando scattare
C
ome ti sei avvicinato alla fotografia?
Ho cominciato a fotografare al Liceo Artistico Statale di Bologna per via
dell’amicizia e della stima di Piero Manai, artista e docente di iperrealismo,
nel 1974. Usai la fotografia anche come strumento del mio impegno politico
nelMovimentoStudentescodi estremasinistracontinuandocon l’Accademia
delle Belle Arti di Bologna.
Come sei arrivato alla pallacanestro?
Nella pallacanestro ci sono entrato grazie a Lucio Dalla. Facevo atletica
leggera, correvo i 400 metri ad ostacoli nella Virtus Bologna, lui venne a
prendermi al campo dove mi allenavo un pomeriggio di primavera mi dis-
se: “Ti va di andare al palazzo? C’è la Virtus con Cantù… dai, fai la doccia
che andiamo!”.“Boh, Lucio, non so se mi piace quello sport da fighetti…”,
risposi. “Dai, se Antonelli ferma Recalcati abbiamo vinto lo scudetto!”, in-
sistette Lucio. “Va bè, ti accompagno...”. E sono ancora là. All’epoca il pa-
lasport di piazza Azzarita aveva un’illuminazione pensata per la boxe, cioè
partiva dal centro del soffitto e sui bordi del campo ne arrivava ben poca
e in controluce, chi stava sotto canestro usava il flash e quasi tutti erano
dotati di Rollei 6x6 biottica, mettevano a fuoco la retina e non si spostava-
no. I risultati erano affidati alla profondità di campo permessi dal lampo.
Io mi inventai di sfruttare proprio quel controluce che, in B/N, dava esi-
ti caravaggeschi, a colori no, la luce aveva una pesante dominante rossa.
Usavo due corpi con ottiche statiche da 85 e 180mentre lì non si eramai visto
nulla di superiore al 50. All’epoca non esisteva autofocus, uno degli elementi
chehanno poi appiattito la fotografia, quindi con lemie lenti adoperate a tutta
apertura (1,4 e 2,8) su soggetti lanciati continuamente allamassima velocità
dovevo essere veloce e preciso, intuire le finte degli attaccanti anche meglio
dei difensori, comprendendo quello che poi mi avrebbe spiegato meglio co-
ach Petar Skansi che
“il basket è l’unico sport dove il momento del rilascio
della palla non corrisponde a quello del massimo sforzo dell’atleta”
. Quindi
questi grandi movimenti muscolari servivano per arrivare a un gesto fluido e
quasi “delicato” oltre che preciso. Razionalizzare questa sensazionemi per-
mise di adattare un concetto musicale a ogni giocatore, una volta compreso
il suo ritmo potevi fotografarlo. Anche Lucio contribuì a questamaturazione,
con la sua formazione jazzistica mi fece capire i cambi di ritmo. Nel basket
è il cambio di ritmo quello che permette più semplicemente di battere l’av-
versario, nel jazz il cambio di ritmo o di tonalità ti sorprende folgorandoti
e lasciando intravedere possibilità infinite per ri-
trovare armonia e melodia. Tutto questo può es-
sere riassunto in due parole: fantasia e tecnica.
Come si è evoluta la professio-
ne nel corso degli anni?
La qualità di una fotografia in pellicola erano fatte
da tre fattori tecnici: pellicola, lente, sviluppo. Na-
turalmente prima di tutto c’era il fattore umano.
I tempi di trasferimento delle fotografie riprese in
pellicola garantivano di poter lavorare anche da
1...,46,47,48,49,50,51,52,53,54,55 57,58,59,60,61,62,63,64,65,66,...86
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