PhotoFood - page 26

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– si occupa di “denutrizione”. Un inconsape-
vole paradosso? Però, una volta abbandonato
l’aspetto commerciale, all’interno di molti pa-
diglioni si è cercato di affrontare il tema of-
frendo spunti, idee e, a volte, anche soluzioni.
Ci sono interessantissime narrazioni del pro-
dotto, dal cacao al caffè, dal riso ai tuberi, e
spiegazioni sulle biodiversità; nel Future Food
District si possono vedere immagini curio-
se e scoprire come faremo la spesa tra dieci
anni; si tengono anche lezioni di educazione
alimentare dove i bambini imparano col gio-
co quanto e perché sia importante assaggiare
e riconoscere i sapori. A proposito di giovani:
ogni mattina – puntuali – migliaia di persone
oltrepassano i cancelli e si disperdono tra i pa-
diglioni e gli stand e tra di loro, fortunatamen-
te, spiccano tantissime scolaresche di tutte le
età e provenienze. E tutti sembrano divertirsi
in questo enorme self service planetario dove
è possibile, oltre che con la fantasia, viaggiare
col cibo. C’è poi l’altra Expo, quella che co-
mincia alle 19 quando il biglietto costa meno
della metà (solo 5 euro). Ecco che al tramonto
il decumano si trasforma nel centro di gravità
della movida milanese, dove l’happy hour è a
base di vino italiano e birra accompagnati da
carni argentine o hamburger americani, pata-
tine belga e cous cous magrebino in un affa-
scinante meltin’ pop culinario. Ci sono anche
le piscine dove rinfrescarsi, lo spettacolo dei
giochi di luce sull’Albero della Vita, la musi-
ca (house) con volume altissimo… è così che
Expo è diventata una calamita per chi di sera
vuole provare un luogo diverso dove tirare tar-
di (ma non tardissimo) con gli amici. E più che
a Rho si ha la sensazione di essere a Ibiza.
Durante la giornata in alcuni padiglioni le
code per entrare sono lunghissime. Tra gli
spazi che riscuotono la maggiore curiosità ci
sono quello degli Emirati Arabi e del Brasile;
molto frequentati anche quello del Kazakistan
– Paese organizzatore di Expo 2017 – che of-
fre un ricco calendario di eventi spettacolari,
Germania, Svizzera, Colombia, Olanda (so-
prattutto per i comodi cuscini all’ombra dove
è possibile sdraiarsi), Giappone (più di un’ora
abbondante nel weekend per entrare, ma la
visita dura 50 minuti) e, ovviamente, Palazzo
Italia. Purtroppo, è sempre semideserta Ca-
scina Triulza, lo spazio assegnato dagli orga-
nizzatori alla società civile e al terzo settore.
Ci auguriamo che la causa sia che la struttura
IL CASO
Emanuele Pollini
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