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la sostanziale tenuta dei blend (- 1,3%), e del
boom dei bio (+100%). Per capirci qualcosa di
più abbiamo parlato con Dario Calogero, con-
sigliere di amministrazione di La Tonda srl, un
piccolo produttore di alta qualità che ha vinto tra
gli altri l’ultima edizione del Sol d’Oro di Vero-
na. “Per noi il discorso è un po’ diverso-attacca
deciso -. Tanto per cominciare, l’escursione ter-
mica dei Monti Iblei dove sono localizzati i nostri
ulivi è stato un antidoto naturale alla piaga della
mosca. In secondo luogo la nostra produzione è
tutta commercializzata online, nel canale della
ristorazione top di gamma e in alcune selezio-
nate insegne distributive estere. Quindi le ten-
sioni sui prezzi imposte dalla gdo ci riguardano
poco. Ma proprio per questo il nostro è un buon
osservatorio per valutare ciò che sta succeden-
do in Italia. Il 2014 potrebbe essere stato l’anno
della svolta, qualcosa di paragonabile allo scan-
dalo del metanolo nel vino del 1986. Il ministro
dell’agricoltura Maurizio Martina sta spingendo
in modo deciso per una ristrutturazione radi-
cale. Un esempio? Il tappo antirabbocco. Ma
quello che servirebbe e che davvero manca è
una cultura di base da parte del consumatore.
Paradossalmente, abbiamo verificato una mag-
giore preparazione tra i buyer giapponesi che tra
quelli italiani”. Sullo sfondo, infatti, c’è un pro-
blema trasversale a quasi tutti i settori dell’a-
groalimentare, la esasperata guerra sui prezzi
imposta dalle insegne della grande distribuzio-
ne. Perché quando la pretesa è di comprare un
litro d’olio a due-tre euro, la qualità del prodotto
in confezione è davvero un terno al lotto. Come
illustra in modo esemplare una recente indagi-
ne della Procura di Siena. In una intercettazione
si sente il titolare di una azienda olearia chiede-
re al grossista che gli fornisce la materia prima
di ‘dargli almeno una parvenza di extravergine’
ottenendo come risposta un laconico quanto to-
scanissimo: “E tu sai bene il che tu compri a 1
e 88”. La qualità insomma va pagata il giusto, o
a pagare sarà proprio la qualità (e la reputazio-
ne) dell’olio made in Italy. Un lusso che nell’anno
dell’Expo uno dei prodotti più rappresentativi del
food italiano non può proprio permettersi.