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delle più belle, “Le acciughe fanno il pallone”,
è scritta da Fabrizio De Andrè – e credenze. E
sempre restando in tema di cantanti, a Parma
l’usanza (o la leggenda?) vuole che al Teatro Re-
gio, prima di una rappresentazione, per armo-
nizzare la voce i cantanti lirici usino mangiare
un’acciughina sott’olio. I modi di dire che han-
no le acciughe protagoniste sono decine: “Far
l’acciuga in barile”, cioè non compromettersi,
far finta di niente, così come un’acciuga deca-
pitata, salata e stipata in un barile insieme alle
altre; o quando si è in un luogo particolarmen-
te affollato si dice “pigiati come acciughe”; una
donna molto magra la si descrive “Secca come
un’acciuga”. Uno dei detti che incontrano sicu-
ramente numerosi favori recita “L’acciuga vuol
nuotare tre volte: nell’acqua, nell’olio, nel vino”,
se la prima nuotata è quella nell’acqua di mare,
DALL’ACQUA
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