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Stampiamo su tutto
Il gadget fotografico può essere una fonte di guadagno
per il negoziante che lo proponga. Vetrine con gli oggetti che si possono
personalizzare con le fotografie, parlano da sole al cliente che cerca
nella foto qualcosa di diverso dalla solita stampa
n principio era la fotoceramica. La foto ricordo
del caro estinto che doveva durare nel tempo.
Una connotazione d’usomolto forte, che faceva
gridare allo scandalo quando, fotogra contro-
corrente, la usavano per stampare paesaggi o
maliziosi nudi dal sapore antico. Era tecnica raf-
nata, la fotoceramica, non alla portata di tutti e poco
frequentata. La marginalità, come si dice oggi, cioè il
guadagno era buono su ciascun pezzo. Il problema
era il numero dei pezzi venduti: pochi. Oggi, stampare
su qualsiasi super cie, su qualsiasi oggetto qualsiasi
fotogra a, sia monocromatica sia con tutti i colori del-
l’arcobaleno, è possibile e facile. La tecnologia degli
inchiostri e l’ingegneria delle stampanti hanno fatto
passi da gigante. Non sono gli strumenti che mancano
per soddisfare le richieste del pubblico. Sono le idee.
Quelle che, talora, suggeriscono al cliente che entra in
negozio esigenze che, il cliente stesso, non pensava di
avere. Prima che colui che sta dall’altra parte del banco
gliele suggerisse.
L’invenzione della fotogra a segnò una svolta nella
produzione del ritratto. Per la prima volta nella storia
anche la gente comune, che non aveva i mezzi per pa-
gare un pittore, poteva tramandare la propria imma-
gine. Fu una manna per i pittori, che capirono subito
le possibilità di guadagno o erte loro dalla “immagine
meccanica”. Oggi le nuove possibilità sono o erte dai
cosiddetti fotogadget: le foto stampate su portachia-
vi, tazze, magliette, cuscini, piastrelle, posaceneri,
piatti e piattini; su tutto quanto abbia una super cie,
non necessariamente piana. La foto ricordo, in una
nuova rivoluzione pop, esce dalla cornice ed entra
in centinaia e centinaia di oggetti quotidiani. Dai più
banali: il portachiavi con la foto del glio. A quelli più
impegnativi: quali lampade, il tessuto da usare come
motivo d’arredamento. In mezzo ci sta di tutto: la tazza
del ca è con la foto del danzato; il cuscino con sopra
stampato il gatto di casa. Insomma: chi più ne ha, più
ne metta. La fotogra a è anche questo. Anzi: oggi, la
fotogra a è questa. Figlia della rivoluzione pop nata
con il digitale. Ognuno di noi ha diritto a dieci minuti
di notorietà, a ermava AndyWharol. Si potrebbe chio-
sare che ognuno di noi ha diritto di vedere stampata la
foto che vuole dove vuole. Non è una sterile elucubra-
zione intellettuale.
I cosiddetti fotogadget possono essere una importan-
te fonte di reddito per il negozio di fotogra a, che ha
visto contrarsi il fatturato della stampa sul tradizionale
supporto di carta. I margini di guadagno sono buoni,
anche se il prezzo di vendita di ciascun pezzo è, inmolti
casi, basso. Tuttavia è una buona opportunità. Si stima
intorno al 30 per cento del fatturato di un negozio me-
dio l’incidenza del fotogadget. Il dato è desunto dal-
l’esperienza di quanti ne hanno capito le potenzialità e,
talora, hanno anche trasformato almeno un angolo del
loro esercizio in una vetrina di colorate proposte.
Da non trascurare un altro fattore importante: la fun-
zione del fotogadget nel far entrare il cliente nel ne-
gozio, e poi di delizzarlo anche per l’acquisto di altri
prodotti. Tutto ciò è possibile con un investimento in
attrezzatura relativamente basso. In modo particolare
se comparato con la redditività che il fotogadget può
dare, quando proposto nel negozio nella maniera più
adatta e, soprattutto, non solamente ne a sé stesso.
Non basta avere l’attrezzatura per produrre il fotogad-
get, bisogna saperlo proporre al cliente nella maniera
migliore. Ma questa capacità non è uno strumento che
si può comperare.
LA STAMPA
fotogra a
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