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Andrea Burla

By   /   7 marzo 2018

Come si fotografano le stelle? Ce lo spiega Andrea Burla, fotografo di viaggi e paesaggi che per anni si è occupato di fotografia astronomica, un genere che lo ha portato a collaborare anche con la UAI (Unione Astrofili Italiani) e con Fujifilm

L’uomo da sempre guarda il cielo per quel misterioso fascino e quel senso di infinito che stelle e pianeti fin dall’antichità esercitano. Chi non ha mai contemplato un cielo stellato di notte? Simbolo di sogni, oggetto di poesie e desideri, tutti abbiamo guardato le stelle. Poi c’è chi le fotografa. Come Andrea Burla, un fotografo paesaggista da sempre affascinato dal cielo stellato che in questa intervista ci spiega le tecniche e le difficoltà che si celano dietro questo particolare genere fotografico, al fotografia astronomica.

Come hai iniziato a fotografare le stelle?
Da sempre sono stato affascinato dal cielo notturno. Come fotografo ho iniziato proprio con la fotografia astronomica. All’epoca utilizzavo un sistema a pellicola Nikon con il quale scattavo la sera il cielo stellato e i pianeti. Poi sviluppavo i provini, selezionavo le immagini e quindi andavo in stampa o in bianco e nero per le foto della luna, oppure a colori per gli altri soggetti. Poi con il passare degli anni la tecnica è cambiata anche grazie all’evoluzione delle fotocamere e delle tecniche. Poi è cambiato anche l’utilizzo delle fotografie astronomiche che oggi devono essere più artistiche. Quindi le nottate passate al telescopio sono diventate un ricordo e sono passato di conseguenza passato a una fotografia più tradizionale. Comunque l’interesse per la fotografia notturna mi è rimasto e quando posso la pratico ancora.

Fotocamera Fujifilm X-Pro2 applicata al telescopio Meade – Smith Cassegrain 8”

Fotocamera Fujifilm X-Pro2 applicata al telescopio Meade – Smith Cassegrain 8”

 

Com’è cambiato l’utilizzo delle foto astronomiche?
Oggi c’è ancora uno scopo didattico e scientifico. Per anni ho collaborato con la UAI (Unione Astrofili Italiani) e con altre associazioni scientifiche europee e mondiali che studiano i fenomeni lunari e le superficie dei pianeti che sono mutevoli. Molti astrofotografi contribuiscono ancora a portare avanti questi studi anche se è ormai una categoria sempre più di nicchia. Oggi si tende a privilegiare un utilizzo più artistico, con le foto di stelle e pianeti quello che si cerca maggiormente sono l’aspetto emotivo e spettacolare.

Via Lattea (panoramica) ripreso con Fujifilm X-Pro2 ed Ottica Fujifilm XF16 1.4 somma di 6 scatti verticali

Via Lattea (panoramica) ripreso con Fujifilm X-Pro2 ed Ottica Fujifilm XF16 1.4 somma di 6 scatti verticali

 

Che tipo di tecnica si utilizza per fotografare le stelle?
La scelta dal punto di vista tecnico è ampia, si può applicare lo studio del sistema solare e della nostra galassia focalizzando una particolare proporzione oppure dedicarsi a largo campo, la via lattea e i sistemi solari. In questo caso i grandangolari luminosi la fanno da padrone perché offrono la possibilità di riprendere vaste porzioni di cielo e abbinarle poi a primi piani interessanti per ottenere una foto più spettacolare.

Arco galattico ripreso nelle campagne dell’Alto Lazio somma di 7 scatti verticali

Arco galattico ripreso nelle campagne dell’Alto Lazio somma di 7 scatti verticali

 

Quali sono le difficoltà maggiori che si incontrano in questo genere di fotografia?
La distanza non rappresenta un problema perché il fotografo definisce un infinito che è davvero infinito, le stelle poi sono soggetti puntiformi a livello visivo e rimangono tali anche quando vengono ripresi da una fotocamera, perché le stelle sono sorgenti luminose che brillano di luce propria per cui, a quelle distanze, assumono un aspetto puntiforme in cui il disco solare non è rilevabile. La difficoltà maggiore semmai è la gestione della luminosità perché la Via Lattea è influenzabile dal cosiddetto inquinamento luminoso, la luce artificiale prodotta da paesi e città. In una serata buia non necessariamente è garantito un buono scatto perché una città magari posta sotto il punto di ripresa genererà un inquinamento tale da pregiudicare il risultato. Spesso vado per i miei servizi sul Gran Sasso, soprattutto a Campo Imperatore un altopiano a circa 2000 metri sugli Appennini, uno dei luoghi più bui di tutta Italia. Nonostante ciò, se fotografo da lì la Via Lattea a volte si vede una luce giallastra-arancione prodotta dalle luci della città dell’Aquila. Basta quella a non rendere perfettamente nero il cielo.

Perseridi 2016, (notte di San Lorenzo) somma di 120 scatti della durata di 30 secondi l’uno necessari a riprendere lo sciame meteorico

Perseridi 2016, (notte di San Lorenzo) somma di 120 scatti della durata di 30 secondi l’uno necessari a riprendere lo sciame meteorico

 

Altro elemento di disturbo è la Luna, per un buon risultato l’ideale sarebbe scattare quando non c’è oppure quando tramonta presto e il cielo è completamente nero. Poi bisogna considerare che la via lattea durate le fasi di ripresa si sposta nel cielo, quindi un primo piano dopo trenta minuti è modificato. Io infatti utilizzo un astroinseguitore, cioè un particolare strumento in grado di aumentare il tempo di posa con conseguente compensazione della rotazione terrestre per un tempo sufficiente ad avere delle stelle puntiformi e un primo piano nitido. In sostanza, si tratta per lo più di difficoltà organizzative che tecniche. Prima di scattare bisogna prepararsi bene, sapere con estrema precisione quando il sole tramonta e dove transita la Via Lattea che comunque è facile da individuare.

Come si individua la Via Lattea?
È abbastanza semplice perché si sviluppa con direzione nord-sud e mostra la sua parte più bella, il “centro o nucleo galattico”, nella parte del cielo prossimo all’orizzonte.

Qual è il periodo migliore per fotografare le stelle?
A mio avviso va da metà maggio a fine settembre, nei mesi più favorevoli quindi con l’approssimarsi del periodo autunnale.

E il momento migliore?
Anche se il centro galattico è già visibile nella prima parte della serata, è meglio aspettare almeno due ore prima di iniziare a scattare. È importante, infatti, che sia finito il crepuscolo e sia iniziata la notte astronomica, il momento più buio. Il risultato sarà sicuramente migliore

Back stage durante una fase delle riprese del profondo cielo, la macchina fotografica è collegata ad un telescopio da 250mm

Back stage durante una fase delle riprese del profondo cielo, la macchina fotografica è collegata ad un telescopio da 250mm

Che attrezzatura utilizzi per questo tipo di servizi?
Anche se da poco sono passato a Nikon, quello che ho prodotto a livello astronomico l’ho realizzato con Fujifilm. In particolare utilizavo una mirrorless Fujifilm X-Pro2 più una Fujifilm X-M1 che utilizzo come back-up. Le ottiche utilizzate sono tutte grandangolari con luminosità compresa fra f1.4 e 2.8. La strumentazione astronomica invece consisteva in un telescopio da 8” – f10, in configurazione Smith Cassegrain, un rifrattore Vixen Apo 4” f9, su montatura Vixen Great Polaris computerizzata e un Astroinseguitore nano.tracker della Sightron Japan. Per la postproduzione utilizzo al 90% Lightroom e Photoshop.

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