Loading…
You are here:  Home  >  Eventi  >  Current Article

Ho visto cose

By   /   14 ottobre 2015

Il Festival della Fotografia Etica di Lodi dedica dal 10 ottobre una retrospettiva personale al fotografo fiorentino Michele Sestini che con l’immagine del barcone dei migranti ha vinto un World Press Photo Award

35589_4750_zoomed_massimodue

Dal 10 ottobre riapre a Lodi il Festival della Fotografia Etica(FFE) manifestazione giunta alla sua VI edizione che intende approfondire contenuti di grande rilevanza etica attraverso un programma di mostre di fotoreporter internazionali condite da dibattiti, incontri, workshop, videoproiezioni e numerosi altri eventi, tesi a indagare la relazione che intercorre tra etica, comunicazione e fotografia.  La manifestazione propone una grande retrospettiva a cura di Livia Corbò dedicata a Massimo Sestini, il fotografo fiorentino che con la foto del barcone dei migranti che una fregata della Marina Italiana sta per trarre in salvo al largo delle coste libiche ha vinto un World Press Photo Award. La mostra Ho visto cose, prevista presso l’Ex Chiesa dell’Angelo (via Fanfulla, 22 – Lodi) a partire dal 10 ottobre, ripercorre trent’anni di carriera di questo fotografo italiano, di fama internazionale, da sempre fedele a un unico principio: essere nel cuore della notizia, costi quel che costi.

Ecco come lo presenta lo scrittore e giornalista Michele Neri:
Tutto ciò che capita dev’essere conosciuto? Sì se è una notizia. Sono almeno trent’anni che Massimo Sestini la pensa così. E questa premessa, quasi inconsapevole, e apparentemente priva di giustificazioni “alte”, spesso eticamente discutibile, ha fatto di lui il fotografo dell’exploit. Un testimone dalle imprese impossibili: l’imbucato -per noi- nella Storia. Dai primi, celebri, scoop (Licio Gelli in Svizzera, il bikini di Lady D, il rapido 904 carbonizzato in galleria), fino al servizio sul barcone di migranti salvati al largo della Libia, sono trascorsi decenni di Storia europea e centinaia di migliaia di suoi scatti. Per seguirla, Sestini ha sperimentato ogni genere di fotografia, ma è rimasto fedele a un principio: esserci. Dare di ogni evento un’informazione di prima mano, costi quel che costi: denunce, giorni su alberi, travestimenti, foto aeree, scatti dal buco nella cravatta, dal marsupio, da una macchina nascosta in un vaso di fiori e radiocomandata a distanza. Il fatto di essere mosso da un obbligo soltanto professionale, oltre che da quel senso d’insicurezza che porta al perfezionismo, ne ha fatto un fotoreporter, un giornalista libero. L’ha portato a non far differenze. Così il concetto di paparazzata si è allargato fino a contenere un principio assoluto: mettere a nudo quella parte di realtà protetta, a esclusivo godimento di altri, e che rischia di essere oscurata.

Una retrospettiva di Massimo Sestini diventa così un viaggio nei retroscena del potere, nella sala comandi di questo Paese, nei suoi momenti tragici, grotteschi, elevati o bassissimi degli ultimi 30 anni. Dalla foto rubata in Parlamento il primo giorno del governo Berlusconi, alle sue esclusive sulla “scena del delitto” del G8 genovese, degli attentati a Borsellino e Falcone, dei matrimoni blindati del jet-set, di Muti che dirige la prima della Scala, sorpreso dall’alto, nascosto nel lampadario. L’obbligo di portare a casa lo scatto -non si può pensare alla carriera di Sestini, senza considerare il rapporto con il giornale, con la committenza-, lo hanno spinto a trovare modi diversi per avvicinarsi all’evento. La scelta più duratura, è paradossale: da vent’anni, Sestini è diventato un sorvolatore della vita e degli eventi. Le sue foto aeree, da centinaia di metri di distanza, sono andate più vicine. Di fronte al soggetto umano -ne sono prova i ritratti posati o rubati- Massimo Sestini si è mostrato imparziale e tirannico: ognuno ha dovuto interpretare se stesso, senza approssimazioni o sconti. Così Ciampi non può che essere in bicicletta, Fede inciampare; la gente è nuda o al gabinetto, in cima a un albero di barca a vela, alto sessanta metri. Lo è stato anche con se stesso. Per convincersene, basta cercarlo tra le foto in mostra.

 

    Print       Email

You might also like...

paesaggio

Paesaggio. Antiche Memorie e Sguardi Contemporanei

Read More →