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La foto dell’anno

By   /   27 febbraio 2016

Hope for a new life di Warren Richardson è la fotografia vincitrice del World Press Photo 2016 commentata da Enrico De Santis

E’ stato bravo il fotografo Warren Richardson, sia per essersi messo in condizione di scattare la foto seguendo quel gruppo di 200 migranti a Röszke, tra Ungheria e Serbia, sia per come ha scattato la foto, spingendo al massimo le possibilità della nuova tecnologia, catturando la luce della Luna a 6400 ISO e con un tempo abbastanza lungo, 1/5 di secondo. E’ per questo che la fotografia risulta rumorosa cioè “sgranata” o “ruvida” ed anche sfocata. Bravissimo poi nel proporla, senza lasciarsi frenare dalle carenze tecniche, al World Press Photo che quest’anno aveva bisogno di quella foto.

Brava la giuria che finalmente è tornata al vero senso del premio che dovrebbe scegliere la foto simbolo della notizia più rilevante dell’anno, senza scadere nel troppo crudo o nel troppo patinato. E’ un cambio di rotta netto dopo le premiazioni degli ultimi anni. Assurdo il primo premio del 2015 a Mads Nissen per la foto “caravaggiesca” della coppia gay in Russia legata ad una notizia di secondo piano in tempo di crisi economica, Isis  e immigrazione. In più è uno scatto posato davanti al “reporter” all’interno di una casa.  La premiazione della foto Signal del 2014, che rappresenta un gruppo di immigranti di notte sulla spiaggia di Djibouti che alzano i cellulari alla luna per cercare campo, ha prestato il fianco ad interpretazioni  di ogni genere: qualcuno l’ha scambiata per una pubblicità di una compagnia telefonica altri per un rave party. L’anno prima, la foto stupenda di Paul Hansen del funerale di due piccoli palestinesi in un vicolo di Gaza, scatenò polemiche sull’uso del fotoritocco per enfatizzare il dolore. Tutte le ultime edizioni del WPP hanno suscitato molte critiche e addirittura, quale conseguenza dei premi troppo poco giornalistici o troppo “fotoestetici”, si era deciso di non mostrare le foto vincitrici del WPP al festival del fotogiornalismo di Perpignan, il più prestigioso di tutti.

Warren-Richardson

La foto : Da un punto di vista assoluto (prescindendo quindi sia dagli scopi del WPP che dalle ragioni drammatiche dell’immigrazione) è una foto di facile impatto, come spesso lo sono quelle con bambini, specie considerando che abbiamo ancora fresca memoria della foto del piccolo Aylan, morto sulla spiaggia di Budrum. Hope for a new life è una fotografia figurativamente retorica:  la composizione ricorda la natività, il bimbo in fasce al centro e madre e padre ai lati. Ed il filo spinato è nella nostra memoria sinonimo di campo di concentramento.  Ma è una foto perfetta per lo scopo che aveva il WPP quest’anno: recuperare credibilità giornalistica premiando una foto non per la sua “bellezza figurativa” ma anzi sacrificando la perfezione tecnica a favore della notizia.  Le foto, specie quelle giornalistiche, devono essere legate al momento. E questa fotografia, a differenza di quella di Aylan sulla spiaggia turca, è una foto di un bimbo vivo e, come suggerisce il titolo,  è una foto di speranza. Il piccolo è il futuro che riesce a passare la drammatica linea spinosa del presente.

Enrico De Santis

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