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L’assistente

By   /   3 maggio 2013

E’ una figura importante, e spesso sottovalutata. Chi si cimenta in questo mestiere vuole in futuro diventare un fotografo. E in questo primo step ruba i trucchi a chi scatta da tempo…

assistente ok1L’assistente fotografo può essere una vera e propria professione. Ci sono assistenti che lo fanno per tutta la vita e altri, invece, solo per qualche anno. Indipendentemente dalla strada che uno scelga, la figura dell’assistente gioca un ruolo importante, troppo spesso sottovalutata, nella vita dei fotografi. La maggior parte delle persone che intraprendono questa strada, lo fanno per poi diventare fotografi cercando di carpire i trucchi del mestiere al proprio datore di lavoro. Approfondiamo il ruolo e la vita dell’assistente insieme a Giorgio Serinelli che lavora attualmente per Toni Thorimbert e precedentemente ha lavorato per Settimio Benedusi.

Come sei riuscito a conquistare la fiducia di due fotografi che lavorano ad un così alto livello?
Questi fotografi sono per prima cosa dei personaggi, più alto è il livello e più personaggi sono. Quindi me la sono giocata più sul piano personale che professionale. Fermo restando che uno le basi le deve avere, ho cercato di entrare in sintonia con loro sul piano privato, quindi ho cercato sempre di essere me stesso cercando di entrare in confidenza con queste persone. La fiducia poi viene con il tempo, man mano che i lavori andavano bene cresceva la  fiducia, anche se comunque gli errori si fanno. Capita di andare su un set e di non aver portato quello strumento che era fondamentale… In questi casi bisogna trovare una valida soluzione e riuscire poi a sdrammatizzare una volta che tutto è andato per il meglio. L’importante è entrarci in sintonia, altrimenti si rischia di rispondere solo a degli ordini senza interagire veramente.

Parallelamente sei riuscito a fare qualche lavoro personale?
Se lavori fisso con un fotografo, il tempo che passi con lui è moltissimo, quindi diventa anche difficile trovare il tempo per fare altro. Allo stesso tempo però una volta che un fotografo si fida di te ti propone o ti fa proporre dei lavori dai suoi ampi contatti e ovviamente sono contatti importanti con agenzie e editoria al massimo livello, insomma un bel vantaggio. Poi strada facendo qualche contatto mio me lo sono creato, anche se non riesco comunque a lavorare tanto perché bisogna fare i conti anche con l’agenda del capo. Come dice Benedusi, il punto non è pubblicarne uno, ma pubblicare per vent’anni.

assok2Come la vedi la carriera da assistente?
Io lo faccio ormai da tre anni e penso di farlo ancora per un anno. Credo che tre-quatto anni siano quello che serve, poi la storia ci insegna che ci sono grandi fotografi che non hanno fatto neanche un giorno da assistente o assistenti che l’hanno fatto per 10 anni e non sono mai diventati fotografi. Penso che comunque lavorando con fotografi di questo livello in quattro anni si è formati, lo considero come un master universitario. Poi ci sono persone, e ne conosco diverse, che hanno scelto di fare l’assistente per professione lavorando in grossi studi o come freelance.
Quando esci da una scuola a mio avviso non sei ancora pronto per lavorare, non ti insegnano i ritmi, la gestione del lavoro, il confronto con i clienti, quindi l’esperienza da assistente è importante. È  comunque un lavoro faticoso perché bisogna essere sempre reperibili pronti ad andare di qua e di là, non si hanno orari ma se lo si vive bene, con passione, è una grande esperienza.

Cosa puoi consigliare a chi vuole avvicinarsi a questo mestiere?
Quello che posso consigliare è di avere umiltà assoluta. Riconoscere cosa gli altri hanno fatto e cosa  hai fatto tu, bisogna essere pronti a mettersi in gioco e aprirsi totalmente con tutta la proprio vita. Si vivono molte belle esperienze, per esempio in questi anni sono stato in tutti e cinque i continenti, nei migliori alberghi e nei migliori ristoranti, ma bisogna rimanere concentrati sull’obiettivo e sapere che questa non è la tua vita, ma la loro e se vuoi arrivare a quel livello, devi lavorare e lavorare. Un consiglio importante è che bisogna vestirsi sempre adeguati allo shooting che si va a fare. Per esempio mi è capitato di andare in montagna con le scarpe di tela e jeans. Bisogna essere adattabili a tutto, non avessi trovato velocemente degli scarponcini e pantaloni da sci mi sarei ibernato.

Cosa non ti dimenticherai mai più di questa esperienza da assistente?
Di cose indimenticabili ce ne sarebbero centinaia, ma quello che più mi è rimasto impresso è successo quando stavamo scattando una campagna con Martina Colombari. Ovviamente quando uno fa l’assistente passa la macchina al fotografo e io gliel’ho passata, ma con il tappo sull’ottica. Allora Benedusi, tutto estro e fantasia, mi chiama e insieme a me si dirige verso la porta di uscita mentre tutti sono sul set (cliente, truccatori e modella ecc..) apre la porta dello studio, prende il tappo e lo lancia lontanissimo dicendomi: “Così il tappo non c’è l’abbiamo più e non puoi più sbagliare”.

Diego Papagna

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