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Nikon D5

By   /   20 giugno 2016

La nuova ammiraglia di casa Nikon è stata testata da Claudia Rocchini, docente Nikon School e testimonial Profoto, durante un corso all’interno di un parco faunistico con risultati davvero soddisfacenti

La nuova ammiraglia di casa Nikon è stata testata da Claudia Rocchini, docente Nikon School e testimonial Profoto, durante un corso all’interno di un parco faunistico con risultati davvero soddisfacenti.

Che impressioni ti ha lasciato la Nikon D5?
Ti rispondo con un’altra domanda: che impressioni ti lascerebbe una Ferrari dopo qualche ora di giro in pista? In che contesto hai provato la macchina? Nital me l’ha inviata in occasione di uno dei corsi mensili che tengo al Parco Faunistico “La Torbiera”, centro per la riproduzione e la tutela di specie animali a rischio di estinzione, tra cui alcuni tra i più magnifici grandi felini. È l’ideale palestra fotografica per chi desidera fotografare gli animali, che qui sono molti liberi e hanno a disposizione spazi davvero ampi e densi di vegetazione come l’avifauna sul lago. Ciò implica condizioni di ripresa spesso ostiche: luce non uniforme, molta ombra e riflessi sull’acqua da gestire, anche in controsole. Nel bosco poi, ottenere la corretta esposizione di animali in movimento non è semplice, è necessario attendere (e sperare) che passino in zone illuminate dal sole tra i rami o, in alternativa, rassegnarsi a scattare in ombra, con risultati spesso mediocri. I partecipanti del corso hanno avuto l’occasione di testarla durante tutta la giornata. Io mi sono trattenuta dopo il corso, fino a poco prima del tramonto, per fare alcuni test su alti iso.

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Hai realizzato una bellissima fotografia di un leopardo delle nevi, che impostazioni hai usato?
Intanto le circostanze di scatto: è stata la prima ripresa effettuata, dunque non avevo ancora avuto la possibilità di prendere le misure con la resa iso della D5 e, per prudenza, mi son tenuta bassa, si fa per dire, a 16000 iso, tenuto anche conto dell’obiettivo che montavo, un Nikkor 80/400 a f/5.6. Il felino era accucciato sotto a un albero, in completa ombra, a circa una decina di metri di distanza. Le uniche deboli fonti di luce erano il verde brillante della vegetazione sullo sfondo e la pelliccia bianca dell’animale. Avevo preimpostato la macchina, in modalità manuale, su 16000 iso, 1/1000, f/5.6 a 400mm. Il punto di ripresa da una parte mi favoriva, esattamente frontale ad altezza occhi, dall’altrami penalizzava: il vetro avrebbe tolto nitidezza a prescindere. Un lieve abbassamento delle orecchie del leopardo, un esemplare femmina incinta, mi ha fatto capire che stava per scattare. Neanche il tempo di inquadrare e ho fatto partire la raffica. Quella che vedete è la più suggestiva di tutta la sequenza. Da questa foto postata su Facebook è nata una discussione sulla possibilità di stampa.

Hai quindi fatto analizzare il file da Marco Olivotto, uno dei massimi esperti italiani di gestione colore, oltreché ambassador Eizo.
Sì, il tutto è nato da un commento un po’ categorico di qualcuno: “Va bene per il web ma dubito esca qualcosa di decente anche solo in 20x30cm”. Premesso che dare simili pareri analizzando una fotografia su un social mi sembra eccessivo, per tagliare la testa al toro ho inviato il file originale a Marco Olivotto, (il cui parere potere leggere nel box qui a fianco) . Detto ciò segnalo che la fotografia in questione attualmente viene utilizzata su manifesti stradali di promozione del Parco faunistico.

Fino a che sensibilità l’hai testata?
Fino a 40.000 iso, vedi foto del leopardo dell’Amur, stesse impostazioni.

Con il sistema di autofocus e tutti quei punti come ti sei trovata?
Non ho avuto modo di effettuare grandi test sul nuovo sistema AF, è assai articolato e necessita di più tempo per poter esprimere un parere che abbia senso. Ho effettuato solo brevi test sul punto centrale e i -4EV.

Cosa ti ha sorpreso e cosa pensi possa mancare a questa nuova reflex?
Resa Iso e velocità della raffica. Anche se andrebbe testata su soggetti più piccoli, più veloci e dal volo più imprevedibile, ho fatto un rapido test di inseguimento di un airone a pelo d’acqua, scattando in raw e in raffica lenta… oltre 60 scatti senza perdere un solo movimento delle ali.

Cosa pensi possa mancare?
Difficile dirlo. Da un punto di vista ergonomico mi son trovata spiazzata dal tasto iso vicino al pulsante di scatto laddove c’era il pulsante mode esposizione, ma si tratta di farci l’abitudine. E a voler essere davvero pignoli, un AF su tutto il frame sarebbe assai gradito.

IL PARERE DI MARCO OLIVOTTO – EIZO SPECIALIST
Ho avuto modo di esaminare alcune fotografie realizzate con la nuova Nikon D5 ad alti ISO e in condizioni di illuminazione abbastanza critica. Ciò che m’interessava era valutare qualitativamente la presenza e il peso del rumore – sia cromatico che di luminanza. A una sensibilità di 16.000 ISO, in particolare, il risultato è sorprendente: il rumore si manifesta, naturalmente, ma è perfettamente gestibile con i normali controlli presenti in Adobe Camera Raw o Lightroom, senza dover ricorrere a parametri estremi e tantomeno a plug-in esterni. Ciò che colpisce, oltre alla moderata quantità di disturbo, è la sua struttura: in diversi casi, agire sul cursore Esposizione e sui controlli di riduzione del rumore per recuperare una fotografia sottoesposta genera uno sgradevole rumore a bande o addirittura a macchie che fa generalmente preferire la normale granulosità delle immagini digitali. Non stavolta, però: il rumore residuo risulta omogeneo e l’immagine priva di banding – perlomeno fino a che le impostazioni prescelte rimangono ragionevoli; ma d’altronde, non serve spingersi particolarmente in là. Suggerirei di partire con una riduzione del rumore di luminanza pari a 20, su una scala massima di 100. Le fotografie risultano facilmente stampabili anche in grande formato, senza che si notino effetti collaterali inaccettabili.

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