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Robert Doisneau

By   /   3 maggio 2013

Le meraviglie della vita quotidiana che si incontra per le strade di Parigi immortalate nel bianco e nero del celebre fotografo

1Viene difficile credere che personaggi che si sono fatti da soli come Robert Doisneau abbiano avuto a loro volta dei maestri. Lo specchio del suo operato riflette, a suo dire, quello di uno dei grandi della fotografia  del novecento, Eugène Atget. Da lui prende, amplificandolo, un interesse quasi maniacale per la persona e la sua espressività, catturata all’apice della sua verità e spontaneità di vivere. L’attimo che il fotografo ha la fortuna e l’abilità di imprigionare, l’istante che non ritorna, rubato all’instancabile dinamicità della vita cittadina è come un tesoro inestimabile per Doisneau. In un rigoroso quanto confortante bianco e nero, compone il puzzle di una Parigi allegra e spensierata, che, dal più umile degli operai ai più importanti esponenti dell’alta moda parigina, guarda al suo obbiettivo con sincerità ed accettazione per la propria condizione.

Doisneau incarna e converte alla fotografia, nella sua abilità di rappresentare il quotidiano, le convinzioni alla base del cinema britannico di Smith dei primi del ‘900, dove a far spettacolo non era null’altro che l’emozione umana dipinta sul volto degli interpreti. Dal primissimo piano al campo più lungo l’essere umano è sempre al centro della sua opera. ( Emblematica del primato della persona nella sua fotografia è la serie di photo che ritraggono persone in preda allo stupore osservando la Gioconda, la quale per l’appunto non fa nemmeno parte dell’inquadratura). I volti della sua gente, i loro sguardi, parlano a tal punto da riuscire a farti regredire a teorie tribali di anime intrappolate nella pellicola. Trovarsi ad ammirare le opere del fotografo non è tuttavia un compito che va preso alla leggera, i ruoli si invertono, sono i soggetti che ti penetrano con il loro sguardo fisso, dall’alto verso il basso e da li governano i tuoi sentimenti. Ti rendi subito conto che sei solo uno dei tanti, loro sono uniche e immortali. Una foto di Doisneau può piacere o non piacere, ma in ogni caso ti domina.

Edoardo Sansonne

 

Un passo nella (sua) storia:

5Robert Doisneau nasce nel 1912 a Gentilly, un piccolo paese nel nord della Francia. Alla tenera età di tredici anni il giovane Robert fa fagotto e si trasferisce a Parigi per studiare all’ Ecole Estienne. Diplomatosi in litografia nel ’29, il suo primo contatto con il mondo della fotografia avviene un anno dopo lavorando per uno studio pubblicitario specializzato in prodotti farmaceutici. Impugnata finalmente la macchina fotografica all’età di ventidue anni, viene assunto come fotografo alle officine Renault. L’esperienza alla casa automobilistica non gli è congeniale, l’inespressività del metallo non riesce a soddisfare la sua carica creativa e dopo cinque anni viene cacciato dalle officine francesi per assenteismo. Dopo un breve periodo come fotografo e illustratore free-lance, nel 1946 entra a far parte della Rapho, una delle più antiche agenzie di stampa specializzate nella fotografia umanista. A questo punto inizia definitivamente la sua carriera di artista ed ecco che seguono i primi premi e riconoscimenti. Negli anni settanta raggiunge fama e notorietà, conseguendo premi di prestigio come il “Grand Prix National de la Photographie”: da quel momento le sue opere vengono esposte in tutto il mondo. Il suo archivio conta oltre 450.000 fotografie e la raccolta esposta allo Spazio Oberdan di Milano dal 20 Febbraio al 5 maggio ne raccoglie oltre 200 scattate tra il 1934 e il 1991. Le fotografie originali documentano il legame inscindibile fra Robert Doisneau, Parigi e la sua gente.

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